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Fondi pensione, per Covid crescita lenta nei primi sei mesi

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Rallenta la crescita degli italiani che aderiscono alle forme pensionistiche complementari. 

Alla fine di giugno 2020, secondo i dati  resi noti da Covip, il numero di posizioni in essere è risultato pari a di 9,223 milioni, (+ 105.000 unità), con una crescita dell’1,2% rispetto alla fine del 2019, meno dei periodi precedenti all’emergere dalla crisi epidemiologica e pressoché nulla nel secondo trimestre.

Tale numero di posizioni, che include anche quelle di coloro che aderiscono contemporaneamente a più forme, corrisponde un totale degli iscritti che può essere stimato in 8,340 milioni di individui.

Rendimenti in ripresa ma restano negativi

I risultati delle forme complementari sono risaliti, pur continuando in media a rimanere negativi rispetto alla fine del 2019.

Al netto dei costi di gestione e della fiscalità, i fondi negoziali hanno perso l’1,1 per cento; il 2,3 e il 6,5, rispettivamente, i fondi aperti e i PIP di ramo III, caratterizzati in media da una maggiore esposizione azionaria.

Per le gestioni separate di ramo I, che contabilizzano le attivitàa costo storico e non a valori di mercato e i cui rendimenti dipendono in larga parte dalle cedole incassate sui titoli detenuti, il risultato e’ stato pari allo 0,7 per cento

Valutando i rendimenti su orizzonti più propri del risparmio previdenziale – osserva la Covip – essi restano nel complesso soddisfacenti nonostante la recente crisi.

Nei dieci anni da inizio 2010 a fine 2019, il rendimento medio annuo composto e’ stato pari al 3,6 per cento per i fondi negoziali, al 3,8 per i fondi aperti e per i PIP di ramo III, e al 2,6 per cento per le gestioni di ramo I.

Aggiungendo ai dieci anni gli ultimi sei mesi, i rendimenti medi annui composti scendono al 3,3 per cento per i fondi negoziali, al 3,4 per i fondi aperti e al 3 per i PIP di ramo III; restano pari al 2,5 per cento i prodotti di ramo I. Per entrambi i periodi, la rivalutazione del TFR e’ risultata pari al 2 per cento annuo.