Economia

Fondi hedge gettano la spugna: “è la fine di un ciclo”

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Dopo aver chiuso il mese di ottobre in negativo con una performance da dimenticare, la peggiore da gennaio del 2016, oggi i guru degli hedge fund non nascondono il loro nervosismo e i timori in merito alla direzione che intraprenderanno i mercati.

Da Ray Dalio a Paul Tudor Jones, intervenuti alla Davos dei fondi hedge – il Greenwich Economic Forum – tutti vedono rischi all’orizzonte e lanciano avvertimenti.

Esiste una bolla nella valutazione degli asset? Probabilmente, anzitutto sul credito globale, sul debito, con il livello in rapporto al Pil ai massimi. Su equity, credito, immobiliare e altro esistono oggi correlati livelli di sopravvalutazione, risultato di banche centrali che hanno tenuto i tassi di interesse reali molto bassi.

Queste le parole di Paul Tudor Jones secondo cui il mondo si è caricato di un debito eccessivo che potrebbe creare problemi a mercati e investimenti. Parlando di debito eccessivo il riferimento ovvio è all’Italia.

I livelli del debito si gonfiano, insostenibili (…) ci saranno momenti molto brutti nel corporate credit e effetti sul mercato azionario.

Sul rischio Italia e poi in Ue per i mercati parla anche Pablo Calderini, chief investment officer di Graham Capital Management che vede in Italia un Pil pro-capite senza crescita in vent’anni. William Michealcheck, fondatore di Mariner Investment Group, evidenzia la divergenza oggi esistente tra le banche centrali: da una parte difatti la Fed che ha potuto avviare una normalizzazione, mentre la Bce ha davanti a sé una serie di interrogativi, da Brexit all’Italia e al suo portafoglio.

Dello stesso avviso anche Ray Dalio, fondatore di Bridgewater Associates secondo cui vi sono una serie di problematiche che minacciano l’economia, tra cui le tensioni geopolitiche e il crescente populismo.

Emerge un rischio politico, confitti interni, populismo, quale maggior preoccupazione in una crisi futura.