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Fintech: con l’arrivo di Psd2 parte l’era dell’open banking

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di Sandra Riccio

Bancomat, atm, prelievi

Per le banche significa un ripensamento del modello di business. A rischio ci sono importanti quote di mercato  e un ruolo storico che potrebbe essere relegato a pochi servizi

È ancora presto per esplorare in tutta la loro pienezza gli effetti che la nuova direttiva Psd2 (Payment service directive2) dispiegherà sul mondo delle banche.  Entrata in vigore solo pochi mesi fa, lo scorso 13 gennaio, la direttiva deve ancora essere implementata a pieno. La disposizione europea introduce nuove regole sulle modalità di pagamento online, con carte di debito e con carte di credito, e punta a una maggiore trasparenza nei costi.  I bilanci definitivi sugli effetti della Psd2 arriveranno solo con il tempo. Certo è che il passaggio, che spalanca le porte all’open banking, trasformerà i vecchi equilibri su cui si è poggiato fino ad ora il vecchio sistema delle banche.

Le paure sono molte

Il settore bancario dovrà confrontarsi con la minaccia di una concorrenza più pericolosa. Questa concorrenza arriverà anche dal fronte del club dei Gafa, i big-tech con Google, Amazon, Facebook e Apple. I giganti della tecnologia potrebbero presto entrare anche nel mercato dei pagamenti e dei dati bancari e rubare così importanti fette di mercato al business degli istituti retail.  Non è un caso quindi che l’implementazione della nuova disciplina viaggi ancora a rilento. A ridosso dell’entrata in vigore di Psd2, un’indagine di Finextra aveva rilevato che neanche metà delle banche europee era conforme alla nuova disposizione (lo studio ha indagato 89 istituti di 14 Paesi). Il tema sarà tra gli argomenti principali del Fintech Festival, il primo evento in Italia dedicato a queste materie, che si terrà tra il 7 e il 10 maggio a Roma, Milano e Torino e di cui Deloitte sarà Global Partner Sponsor.

Psd2 sarà sicuramente nel focus

È senz’altro una delle sfide più importanti nella storia del settore bancario.

Il cambiamento in arrivo richiederà una profonda trasformazione, sia della macchina operativa degli istituti, sia degli attuali modelli di business – afferma Paolo Gianturco, senior partner di Deloitte, responsabile Fintech -. Le realtà che non riusciranno a tenere il passo rischiano di perdere importanti fette di business. Da questo cambiamento nasceranno però anche nuove opportunità e chi saprà coglierle si assicurerà importanti vantaggi competitivi”.

Il target di clientela più a rischio è quello dei più giovani, sempre connessi e abituati ad assorbire in fretta le novità tecnologiche, specie se migliorano e velocizzano le operazioni.

“Di conseguenza le banche tradizionali si troveranno a dover competere con nuovi player che, non solo sono tecnologicamente avanzati, ma sono anche molto orientati a soddisfare il cliente grazie ad una profonda conoscenza dei suoi comportamenti – afferma Gianturco -. Tali player, come per esempio Apple, Google, Facebook, hanno sviluppato una fidelizzazione molto elevata con i cosiddetti millennials”.

I rapporti con la clientela saranno disintermediati

“Le banche, fino ad ora hanno fatto leva su di un importante asset a loro disposizione che è quello della gestione dei dati del cliente – dice Gianturco -. Per lungo tempo questo asset ha rappresentato un vantaggio competitivo. Ora questo modello, che è sempre stato chiuso, evolve in un modello aperto in cui i dati del cliente, se questo darà il suo consenso, saranno condivisi e accessibili anche a player nuovi”.

Vuol dire che il cliente assumerà il pieno controllo dei propri dati, per esempio quelli sulle proprie entrate, sulle proprie abitudini di spesa, sulla propria propensione al risparmio o all’indebitamento. Questo aspetto gli consentirà di avere accesso a nuovi servizi e a costi più competitivi.

L’effetto si vedrà sui bilanci delle banche

L’allarme è già stato lanciato e da più fronti. Solo per citare una delle voci più autorevoli che si sono espresse di recente su questo tema, il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, ammonterebbe a 500 milioni di euro l’anno, la fetta di guadagni che il settore bancario potrebbe vedersi portare via con l’entrata in vigore della nuova direttiva Psd2. Il calcolo riguarda solo la parte di commissioni per i pagamenti con bancomat e carte di credito che i clienti europei risparmierebbero grazie agli effetti dell’open banking. La semplicità delle nuove tecnologie farà da acceleratore. Con una semplice app, il cliente potrà dire alla propria banca di trasferire i propri dati a un altro fornitore di servizi, per esempio a un comparatore online che in pochissimo tempo potrà selezionare per lui le proposte più vantaggiose e i prodotti più adatti al suo profilo.

L’arrivo dell’open banking richiederà un ripensamento del modello di business bancario tradizionale dalle sue fondamenta – dice Gianturco -.  Altrimenti le banche tradizionali potrebbero essere relegate a puri realizzatori di prodotti bancari e di investimento o a gestori delle infrastrutture di pagamento”.

L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di maggio del mensile Wall Street Italia.