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Fed evoca il rischio bolla in Borsa

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La pubblicazione delle “minute” dell’incontro Fed di marzo ha contribuito in misura determinante all’inversione di rotta più grande della borsa Usa nelle contrattazioni di giornata da 14 mesi a questa parte. L’indice S&P 500 dopo un massimo toccato a quota 2.378,36 ha chiuso in territorio negativo dello 0,31% a 2.350,52.
Il contenuto del verbale della Federal Reserve, in particolare, si dimostra attento riguardo alla possibilità che la borsa americana sia “sopravvalutata”, come diversi analisti hanno già messo in evidenza da tempo temendo forti correzioni prima o dopo. “Gli indici dei prezzi azionari americani sono aumentati nel periodo inter meeting, e alcune misure di valutazione, come il price to earnings ratio, sono cresciuti al di sopra della norma storica”, si legge nella minute, e ancora “un po’ di partecipanti hanno attribuito ai recenti rialzi azionari le aspettative di tagli alle imposte sulle società o ad un’aumentata tolleranza al rischio fra gli investitori, piuttosto che ad aspettative verso una più forte crescita economica. Alcuni partecipanti hanno valutato come piuttosto alti i prezzi a azionari rispetto alle misure di valutazione standard”.

Il rischio di una correzione poi, viene apertamente messo in conto: “Diversi partecipanti hanno sottolineato che i cambiamenti prospettiva delle condizioni finanziarie costituiscono un rischio al rialzo per le proprie proiezioni economiche, nella misura in cui tali sviluppi hanno dato maggior stimolo alla spesa rispetto a quanto anticipato; così come rischi al ribasso (…) se, per esempio, i mercati finanziari sperimentassero una correzione significativa”.

Dal punto di vista delle mosse future, la Fed ha comunicato che la maggioranza dell’Open Market Committee ritiene che il suo bilancio da 4,5 mila miliardi di dollari dovrà iniziare a restringersi entro la fine dell’anno, il che segnerebbe un ulteriore passo verso una politica monetaria meno accomodante.

Gli effetti sui mercati seguiti alla pubblicazione delle minute si sono sentiti anche sul cambio del dollaro, indebolitosi contro lo yen, e sull’oro, che ha ripreso quota dopo un avvio in territorio negativo il 5 aprile.