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Fed conferma fine del QE, rialzo tassi più vicino?

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NEW YORK (WSI) – La Fed lascia invariato il costo del denaro. I tassi di interesse restano in una forchetta fra lo zero e lo 0,25%, livello al quale sono dal 16 dicembre 2008. La banca centrale Usa inoltre chiude l’era del “quantitative easing”, annunciando la fine degli acquisti di asset. Il piano di acquisti di titoli legati ai mutui e di bond è stato iniziato nel 2008 dall’allora presidente Ben Bernanke.

Negativa la reazione di Wall Street. Nel finale, il Dow perde lo 0,19% a 16,974, il Nasdaq lascia sul terreno lo 0,34% a 4.594 punti mentre lo S&P 500 segna un calo dello 0,15% a 1.982 punti.

Uno degli elementi responsabili di questa reazione sarebbe un cambiamento nella terminologia del comunicato, laddove parlando del mercato del lavoro la banca centrale non parla piu’ di “significativa” fiacchezza ma di una “graduale diminuzione” della sotto utilizzazione delle risorse.

Un cambiamento simile e’ stato notato nel linguaggio utilizzato in materia di inflazione: in precedenza la Fed aveva messo in guardia da un’inflazione in modo persistente al di sotto degli obiettivi del 2%, oggi invece la banca centrale avverte che le probabilita’ che il costo della vita resti sotto questa soglia sono diminuite rispetto all’inizio dell’anno.

“La Fed sta lentamente valutando l’opzione di un rialzo dei tassi di interesse e tale fattore ha riportato la volatilità sui mercati – ha commentato a Bloomberg Gunther Western, responsabile di asset allocation e gestione dei fondi presso Meriten Investment Management GmbH a Dusseldorf, in Germania – Detto questo, sono piuttosto ottimista. Ci sono stimoli che arrivano dal fronte dei prezzi energetici, che sono scesi, e sempre dai tassi, che rimangono bassi”.

Il petrolio ha guadagnato 78 centesimi a 82,20 dollari il barile. I titoli di Stato americani hanno finito in calo con i rendimenti tornati sui massimi delle ultime tre settimane. Il titolo decennale ha chiuso al 2,325%, il rendimento del trentennale si e’ attestato al 3,041%. Sui mercati valutari, il biglietto verde si rafforza contro lo yen a 108,85 e contro la moneta unica: il cambio euro/dollaro scende a 1,2638 dollari.

Intanto il Chicago Board Options Exchange Volatility Index, una misura che prevede le oscillazioni dei titoli dello S&P 500 nota anche come indice della paura, è sceso negli ultimi quattro giorni dopo aver testato il record in due anni, lo scorso 15 ottobre. Si è trattato di un vvero e proprio crollo del Vix, come non accadeva dal 1987.

Sotto pressione tra i titoli Facebook , dopo che la società di social network ha previsto la crescita del fatturato più lenta dal primo trimestre del 2013. Giù anche Twitter.

Sul valutario, l’euro sul dollaro a 1,2737 (+0,20%); dollaro/yen -0,09% a JPY 108.

Tra le materie prime, i futures sul greggio +0,85% a $82,11 al barile; oro a $1.227,40 (-0,16%).