La Federal Reserve conferma la volontà di alzare i tassi di interesse a giugno (dato ormai per scontato) e dà la disponibilità a fare correre “temporaneamente” l’inflazione oltre il target di crescita annua del 2% stabilito nel suo mandato senza che ci sia necessariamente un’accelerazione delle strette monetarie.
E’ quanto risulta dai verbali dell’ultima riunione di politica monetaria di inizio maggio, quando i banchieri centrali statunitensi hanno deciso di lasciare invariati i tassi di interesse negli Stati Uniti.
Tornando al rialzo dei tassi, la decisione viene dunque rimandata al meeting di giugno: la maggior parte dei funzionari Fed, infatti, ha espresso parere favorevole a un’ulteriore stretta il prossimo 13 giugno. Notizia peraltro scontata dai mercati, con i futures su Fed Funds che prezzano con una probabilità superiore al 90% un revisione al rialzo di 25 punti base del costo del denaro il prossimo mese.
Sul fronte macro, la banca centrale Usa ha tuttavia sottolineato come le incertezze commerciali e fiscali rischino di pesare sulla fiducia e sulle spese dell’azienda. Per ora resta confermata la stima sul Pil americano che è visto in crescita, nel 2018, con un rafforzamento del mercato del lavoro.