Economia

Fed abbandona piano rialzo tassi: nessun aumento nel 2019

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La Federal Reserve mette la parola fine (almeno per quest’anno) al suo piano di rialzo dei tassi. Una decisione arrivata ieri, al termine di una riunione di due giorni del Fomc, il braccio operativo della banca centrale Usa, durante la quale è stato confermato il costo del denaro nella forchetta  tra 2,25-2,5%.  Si tratta dello stesso livello a cui il costo del denaro negli Stati Uniti fu portato nel dicembre scorso, quando fu annunciata la quarta stretta del 2018. Un risultato largamente atteso, frutto del rallentamento dell’economia Usa.

Come mostrano le tabelle allegate al documento finale del Fomc, la previsione mediana è per nessun aumento nel 2019, uno nel 2020 e zero nel 2021. La Fed prevede che i tassi si attesteranno a un valore mediano del 2,4% a fine 2019, contro il 2,9% stimato a dicembre(questo implica appunto che i tassi restino fermi tutto l’anno) , per poi salire al 2,6% a fine 2020 e 2021 (contro il 3,1% ipotizzato a dicembre).  Nel più lungo termine saliranno al 2,8%.

Come aveva fatto il 30 gennaio, anche questa volta la Federal Reserve ha chiuso una sua riunione promettendo di essere “paziente” in materia di tassi. Quella parola  è stata scritta nero su bianco per la seconda volta di fila al termine del meeting della banca centrale americana. L’istituto, si legge, “sarà paziente nel determinare quali aggiustamenti al range dei tassi (pari al 2,25-2,5%) potrebbero essere appropriato” per sostenere la piena occupazione e la stabilità dei prezzi.

Nubi sull’economia Usa

La Federal Reserve, nelle stime sull’economia statunitense diffuse a seguito del Fomc, prevede che crescita e inflazione negli Stati Uniti rallenteranno nel 2019 e 2020, mentre il mercato del lavoro rimarrà solido.

Oltre a usare toni cauti sull’attività economica, la Fed ha anche detto che “gli indicatori recenti puntano a una crescita più lenta delle spese delle famiglie e degli investimenti aziendali fissi nel primo trimestre”.

Anche sull‘inflazione la Fed ha fatto cambiamenti, avendo osservato un suo “declino generale, risultato soprattutto di prezzi energetici più bassi”. Al netto delle voci volatili di energia e generi alimentari, ha aggiunto la Fed, l’inflazione restano “intorno” al tasso di crescita annuo del 2%, corrispondente al valore ottimale per la banca centrale.

Per quanto riguarda infine la normalizzazione del bilancio della Federal Reserve, avviata da Janet Yellen nell’ottobre 2017, questa terminerà il prossimo settembre sotto la guida di Jerome Powell.  Si tratta di una tempistica più veloce di quanto atteso da molti investitori.