Economia

Eurogruppo, fumata nera sui Coronabond. Nuova riunione domani

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La partita sugli Eurobond va ai tempi supplementari. Come previsto dagli analisti, l’Eurogruppo non ha trovato un accordo sulle misure da mettere in campo per affrontare la crisi economica conseguente all’emergenza coronavirus.

Dopo una trattativa che è durata circa dodici ore, e che si è prolungata fino alle prime ore della mattina, il presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno ha deciso di sospendere la riunione, che riprenderà domani.

“La conferenza stampa prevista per stamani alle 10 sarà cancellata, perché l’incontro è stato sospeso e continuerà giovedì” ha annunciato dal suo profilo Twitter, Luis Rego, portavoce del presidente dell’Eurogruppo, che spiega come “più tardi verranno diffusi particolari”.

“Dopo 16 ore di discussione – ha scritto il presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno in un tweet – ci siamo avvicinati a un’intesa ma ancora non ci siamo. Ho sospeso l’Eurogruppo che riprenderà giovedì. Il mio obiettivo rimane quello di creare una forte rete di protezione contro le conseguenze del Covid-19”.

Il pacchetto che i ministri hanno preso in esame comprende tre punti:

  • Il primo è il sostegno ai Paesi, attraverso l’utilizzo di un Mes alleggerito delle sue condizionalità più rigide e in grado di dare crediti per 240 miliardi di euro. Ogni Paese potrebbe prendere in prestito fino al 2% del proprio Pil, e per l’Italia sarebbero circa 35 miliardi;
  • Il secondo punto è il sostegno ai lavoratori, con un meccanismo da 100 miliardi per aiutare la cassa integrazione dei 27 Paesi Ue;
  • Il terzo è il sostegno alle imprese, con la Bei che entra in campo per far arrivare 200 miliardi alle Pmi. In tutto sono 500 miliardi, appena un terzo dello stimolo necessario a far ripartire l’economia europea secondo i calcoli della Commissione Ue.

Lo scoglio resta la creazione un fondo finanziato da obbligazioni comuni o Coronabonds con il quale investire nella ripresa dopo la scomparsa del virus. In pratica l’ipotesi fortemente voluta da Italia, Spagna e Francia.

Ipotesi su cui la Germania tentenna e  l’Olanda si oppone in maniera ferma.

Dietro il no, ci sono ragioni giuridiche, ovvero il timore di violare i negoziati, ma soprattutto politiche: i ministri del Nord Europa temono la reazione dei cittadini. Non solo. C’è chi crede che e l’azione già dispiegata in queste settimane sia sufficiente.

Il presidente del Parlamento europeo David Sassoli ha spiegato:

“Nella fase di ricostruzione servirà un fiume di soldi, molti di più” di quelli a disposizione del Mes. “I suoi 410 miliardi non sono sufficienti”. Di fronte all’emergenza “non bisogna escludere nessuna possibilità, perché i dati economici di tutti i Paesi, del nord e del sud, dell’est e dell’ovest, ci dicono che noi avremo una perdita di potere economico molto rilevante».