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Enel: piccoli azionisti in rivolta contro i bonus milionari dei manager

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Roma – All’amministratore delegato di Enel Fulvio Conti saranno corrisposti quest’anno 4,37 milioni di euro, circa il 35% in più rispetto al 2011 (al netto degli emolumenti corrisposti nel 2011 per l’esercizio 2009). Nel frattempo, negli ultimi dodici mesi, l’Ebidta di Enel (margine operativo lordo) non è cresciuto e l’utile del gruppo è addirittura sceso del 5%, mentre Enel continua ad essere l’utility più indebitata a livello europeo con 44,6 miliardi di euro di debiti nel 2011.

Come si giustificano quindi i compensi? E’ la domanda che si è posto per primo Il Fatto Quotidiano lo scorso 8 aprile e che è stata presentata pochi giorni dopo sotto forma di interrogazione a risposta scritta dal deputato dell’Idv Fabio Evangelisti al ministro dell’Economia e delle Finanze, primo azionista di Enel con il 31%. Oggi tornerà a puntare il dito sui compensi dei manager Enel la Fondazione Culturale Responsabilità Etica (Banca Etica, www.fcre.it), che interverrà all’assemblea degli azionisti del gigante italiano dell’energia sul terzo punto all’ordine del giorno, quando gli azionisti saranno chiamati a esprimere il loro voto consultivo in merito alla relazione sulla remunerazione.

“La nostra fondazione è azionista di Enel dal 2007”, spiega il presidente Andrea Baranes. “Abbiamo comprato un numero simbolico di azioni per partecipare alle assemblee, dialogare con l’impresa e promuovere l’azionariato critico, una pratica ancora poco diffusa in Italia, ma che in altri paesi sta portando a risultati molto significativi”. La Fondazione di Banca Etica, che esprimerà un voto contrario sul piano di remunerazione, chiederà ad Enel di integrare gli indicatori con i quali viene attualmente calcolata la componente variabile di breve e lungo termine dei compensi dei manager Enel con obiettivi di carattere ambientale, come la riduzione complessiva delle emissioni di CO2 e target di tipo sociale, come il miglioramento del dialogo con le comunità locali nei paesi del sud del mondo, nei quali Enel costruisce o progetta di costruire infrastrutture per la generazione di energia (link a pezzo di Luca Manes). Tra i quesiti ci sarà anche una richiesta di approfondimento sulle società Aon Hewitt Risk & Consulting Srl di Roma e HayGroup, di cui Enel si avvale per calcolare la remunerazione degli amministratori esecutivi e dei dirigenti con responsabilità strategiche. In base a quali criteri sono state nominate le due società? A quanto ammontano gli onorari corrisposti da Enel per ottenere consulenze sul piano di remunerazione? E’ stata verificata l’assenza di conflitti di interesse tra le due società ed Enel prima di attribuire l’incarico? A queste domande Enel sarà chiamata a rispondere a partire dalle 14 di oggi pomeriggio, quando avrà inizio l’assemblea degli azionisti a Roma.

“Gli stipendi dei manager di Enel e di moltissime altre società quotate in Italia, Europa e Stati Uniti sono ormai fuori controllo. Sono calcolati facendo riferimento a benchmark internazionali che vengono continuamente aggiustati verso l’alto, con una spirale rialzista che viene giustificata con la concorrenza tra le imprese nell’accaparrarsi i migliori manager”, continua il presidente Baranes. “Se negli anni ottanta il rapporto tra la remunerazione degli impiegati e quella dei top manager era al massimo di 1 a 50, oggi si arriva spesso a un rapporto di 1 a 500 o 1 a 200, come dimostra il caso di Enel. E’ possibile pensare a un tetto, un limite per questi superstipendi, soprattutto quando le società sono controllate dallo stato?”.

Da anni gli investitori istituzionali e gli azionisti di minoranza delle società quotate si pongono questa domanda, soprattutto negli Stati Uniti o in un paese a forte partecipazione degli azionisti come la Svizzera. Negli Usa le mozioni “Say on pay” (dì la tua sulle paghe) presentate dagli investitori attivi alle assemblee di centinaia di imprese americane per chiedere il voto consultivo dell’assemblea sui piani di remunerazione, hanno stimolato l’amministrazione Obama a rendere la votazione sulle paghe obbligatoria per legge. In Italia lo è diventata dalla stagione assembleare 2012, grazie alla delibera Consob n. 18049 del 23 dicembre 2011, che ha recepito le raccomandazioni europee sulla trasparenza delle remunerazioni. Da quest’anno gli azionisti hanno una grande occasione per dire la loro sulle remunerazioni dei manager anche in Italia. Per chi vuole fermare l’assurda spirale che sta portando a livelli sempre più insostenibili i compensi degli amministratori non ci sono più scuse: ora è possibile dire “no” in assemblea.

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