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Elezioni Uk, cosa succede a mercati e negoziati Brexit

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Il Regno Unito pensa a un governo di minoranza, con l’appoggio in Parlamento del partito unionista democratico dell’Irlanda del Nord, dopo il risultato delle elezioni di ieri, 8 giugno, che hanno visto il partito conservatore mancare l’obiettivo della maggioranza assoluta. I Tories si sono fermati a 318 seggi, senza arrivare ai 326 richiesti. Incerto il destino di Theresa May, di cui Jeremy Corbyn chiede le dimissioni.

L’ipotesi governo di minoranza ha permesso alla sterlina di recuperare i cali iniziali dovuti all’incertezza dell’esito e alla possibile instabilità politica del Paese. Per la moneta britannica si prevede ancora tanta volatilità.

Le conseguenze sui mercati

I mercati si aspettavano una maggioranza conservatrice. Evidente la sorpresa di fronte al risultato di ieri. Commenta l’analista Michael Metcalfe, di State Street

“l’incertezza politica aumenterà in modo significativo, così come il premio richiesto per gli asset del Regno Unito. L’avvicinamento alla Brexit sarà ritardato e i mercati non erano preparati a questo shock”

Riguardo i titoli di Stato, Bill Street di State Street afferma che

“l’iniziale reazione risk-off del mercato porterà una netta diminuzione dei rendimenti dei titoli di Stato. Nel breve periodo questa situazione potrebbe continuare a causa dell’incertezza politica. Tuttavia, l’emergere di una coalizione a guida laburista potrebbe portare a un mercato ribassista per i titoli di Stato”.

Street sostiene che in questa ipotesi, che al momento sembra però sempre meno probabile, con le promesse del Labour di stimoli fiscali e di una soft Brexit, i rendimenti dei titoli di stato potrebbero avere una crescita sostenuta nel medio termine.

Cosa succederà ai negoziati sulla Brexit

Secondo il capo negoziatore europeo per la Brexit, Michel Barnier, i colloqui per definire i termini del divorzio dovranno iniziare “quando il Regno Unito sarà pronto”. Il mese scorso Barnier aveva indicato il 19 giugno come data di inizio degli incontri. Azad Zangana, Senior European Economist, Schroeder’s sostiene che ora la solidità della posizione negoziale del Regno Unito è in pericolo, perché senza un forte mandato l’Unione europea potrà ignorare le richieste del Paese.

Concorda David Zahn, capo dello European fixed income, che avverte che ogni presa di posizione nel negoziato dovrà essere approvata dal parlamento, dove May avrebbe in ogni caso una maggioranza risicata.

Secondo Steven Andrew, gestore multi asset di M&G Investments, “la tentazione è quella di escludere l’eventualità di una ‘Hard Brexit’. Ma probabilmente si tratta di un errore. Non è affatto chiaro se si possa trarre una ragionevole conclusione circa la modalità effettiva di uscita dal Regno Unito o rispetto a come evolveranno gli eventuali accordi commerciali. Come in tutti i negoziati, il percorso verso un accordo raramente si sviluppa in maniera lineare. Di conseguenza, è inopportuno trarre conclusioni su una ‘hard’ o ‘soft’ Brexit in base alla supposizione che le ultime informazioni a disposizione suggeriscano quale sarà il possibile risultato; sopratutto perché non sono tenute minimamente in conto la posizione della controparte rispetto ai negoziati”.

“Con il passare del tempo, l’attenzione del mercato si concentrerà nuovamente sui fondamentali. La valutazione del panorama d’investimento nel Regno Unito in questo contesto ci suggerisce che i prezzi delle azioni rimangono interessanti, in particolare grazie al rafforzamento dell’economia britannica e di quella globale. Tenendo questo concetto bene a mente, vorremmo aumentare l’esposizione al mercato azionario UK se la volatilità (influenzata dalla politica o meno) dovesse offrire sconti sostanziali da adesso in poi”.

Per quanto riguarda gli altri asset, “i rendimenti del mercato dei Gilt rimangono estremamente bassi e in una certa misura in contrasto con la complessità dell’economia sottostante. A questo proposito, la continua riluttanza della Banca d’Inghilterra per un aumento dei tassi d’interesse sta, in gran parte, contribuendo alle deboli performance del mercato dei Gilt. Se l’incertezza politica sarà utilizzata per giustificare una politica monetaria inalterata, nel breve termine il rischio è che i Gilt rimangano costosi“.