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È il giorno della FED: tassi fermi oggi. E dopo?

È il giorno della Fed: oggi, alle 19:00 ora italiana, la banca centrale americana alzerà il velo sui tassi di interesse Usa. Gli analisti sono tutti d’accordo nel ritenere che l’istituto di politica monetaria guidato da Jerome Powell non modificherà lo stato attuale del costo del denaro, confermandolo nel range compreso tra il 4,25% e 4,5%. E dopo?

Fari puntati sulle parole di Powell

In assenza di revisioni attese dei tassi, l’attenzione del mercato sarà dunque tutto concentrato sulle dichiarazioni che Powell rilascerà durante la conferenza stampa,  e sulle potenziali domande dei giornalisti in merito all’outlook economico. Nelle ultime settimane, il presidente della FED e i suoi colleghi hanno sostenuto un approccio paziente, in cui non è necessario agire di fretta.

Allo stesso tempo, gli investitori si aspettano che la FED fornisca indizi sulla direzione da prendere in futuro, in un contesto incerto come quello attuale, caratterizzato dalle politiche commerciali e fiscali del presidente Donald Trump.

Ciò potrebbe includere qualsiasi cosa, dai ritocchi sulle proiezioni per l’inflazione e la crescita economica alla frequenza con cui si prevede di abbassare ulteriormente i tassi d’interesse.

“Non c’è alcuna possibilità di un taglio mercoledì, pertanto tutti gli altri aspetti diventano più importanti”, ha dichiarato Dan North, economista senior di Allianz Trade North America. “In pratica diranno: ‘Sapete cosa? Ora non abbiamo alcuna fretta’”.

Nuove prospettive per PIL, inflazione e disoccupazione

Fari accesi dunque sulle proiezioni trimestrali e sui tassi d’interesse, Prodotto interno lordo, disoccupazione e inflazione. Sulla base dei dati recenti, la Fed potrebbe alzare le sue prospettive di inflazione per il 2025 (a dicembre, le previsioni erano del 2,5% sia per l’inflazione di fondo che per quella globale), riducendo al contempo le proiezioni sul PIL (dal 2,1%).

Per quanto riguarda la questione dei tassi, il Federal Open Market Committee (FOMC), braccio operativo della banca centrale Usa, utilizzerà la sua griglia “dot plot” delle intenzioni dei singoli membri. A questo proposito, va notato che al momento esiste un notevole disaccordo su ciò che potrebbe accadere. Il FOMC  potrebbe mantenere la previsione di dicembre di due tagli, eliminarne uno o entrambi o, cosa più improbabile, aggiungerne un altro per effetto delle preoccupazioni su un potenziale rallentamento economico. Insomma, le ipotesi sul tavolo sono diverse.

“Penso che quest’anno ci saranno uno o zero tagli, soprattutto se le tariffe resteranno in vigore”, ha detto North di Allianz. “Non credo che cercheranno di salvare l’economia tagliando i tassi, perché sanno che se alimentano l’inflazione, dovranno tornare indietro e ricominciare tutto da capo”.

Gli economisti temono che i dazi di Trump possano riaccendere l’inflazione, soprattutto se il presidente diventerà più aggressivo dopo che la Casa Bianca avrà pubblicato una revisione globale della situazione dei dazi il 2 aprile. Se la Fed si preoccupa maggiormente dell’inflazione alimentata dai dazi, potrebbe diventare ancora più riluttante a tagliare.

“Questa preoccupazione è sostenuta dal sospetto che la Fed non sia più ‘al comando’, avendo ceduto il controllo della politica macroeconomica all’amministrazione Trump”, ha scritto Thierry Wizman, global FX and rates strategist di Macquarie. “Data l’attuale incertezza e il recente aumento delle aspettative di inflazione, la Fed potrebbe avere difficoltà a segnalare altri tre tagli dei tassi, o addirittura altri due. Potrebbe spingere un taglio dei tassi nel 2026, lasciando solo un taglio nel ‘punto’ mediano per il 2025”.

Prospettive future

Guardando avanti, la Federal Reserve si trova di fronte a una sfida complessa nelle prossime riunioni, dovendo gestire le molteplici conseguenze economiche dei dazi di Trump. Le paure di una recessione negli Stati Uniti sono cresciute significativamente, alimentate da segnali evidenti di un peggioramento dei dati economici e da una forte incertezza nei rapporti commerciali.

“Se la Fed dovesse decidere di mantenere due tagli, probabilmente lo farà solo “per evitare di aggravare le recenti turbolenze del mercato”, ha spiegato in una nota David Mericle, economista di Goldman Sachs.

Con i principali indici di Borsa che si aggirano in territorio di correzione, ovvero con cali del 10% rispetto ai massimi, gli operatori non si aspettano una prima riduzione dei tassi almeno fino a giugno e prevedono un ulteriore allentamento di un quarto di punto percentuale e circa il 50% di possibilità di una terza mossa entro la fine dell’anno, secondo la misura FedWatch del CME Group sui prezzi dei futures sui fed funds. Ma questo potrebbe anche essere troppo ambizioso, secondo Wizman.

Parlando delle prospettive future Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia, ha scritto in una nota:

Il mercato sconta con elevate probabilità che la FED possa tagliare i tassi di interesse nei prossimi mesi in particolare nella riunione del FOMC di giugno con una probabilità di oltre il 65%. Le nostre attese sono meno dovish rispetto a quelle del mercato e ci aspettiamo un possibile taglio del costo del denaro solamente dal terzo trimestre in poi.La conferenza stampa del presidente Jerome Powell sarà particolarmente importante per comprendere le condizioni che potrebbero spingere la Fed a tornare a tagliare i tassi di interesse. I suoi commenti sulle tendenze dell’inflazione, sui dati sull’occupazione e sui rischi economici globali saranno analizzati con particolare attenzione. Il ritmo e l’entità di qualsiasi futuro ciclo di allentamento dipenderanno in larga misura dal successo con cui la Fed sarà riuscita a raggiungere il suo duplice mandato di stabilità dei prezzi e massima occupazione. Un approccio equilibrato sembra probabile date le attuali condizioni economiche e le incertezze sugli effetti delle politiche dell’amministrazione Trump sull’economia reale.

Parlando di previsioni future, Matthew Ryan, CFA, Head of Market Strategy d Ebury, società fintech specializzata in pagamenti e incassi internazionali, ha detto che, considerando l’inflazione ancora elevata e un mercato del lavoro statunitense robusto, Powell ribadirà l’assenza di fretta nel tagliare i tassi.

“Il “dot plot” dovrebbe indicare solo due tagli di 25 punti base nel 2025, come a dicembre, offrendo alla Fed la possibilità di adattare il ritmo dei tagli in base all’evoluzione economica. Riteniamo che sia le preoccupazioni sulla recessione sia le recenti modifiche delle aspettative sui tassi della Fed siano state esagerate, il che potrebbe favorire un rafforzamento del dollaro rispetto ai livelli attuali”.

 

Per Gabriel Debach, market analyst di eToro, il FOMC di marzo potrebbe essere un non-evento dal punto di vista dei tassi, ma sarà ricco di segnali sulla direzione della Fed. Gli investitori attendono la conferenza di Powell e il nuovo Summary of Economic Projections (SEP) per capire quanto la banca centrale voglia mantenere la barra dritta sulla lotta all’inflazione e quanto sia pronta a un “pivot” nei prossimi mesi. L’effetto Trump – spiega l’esperto in una nota – resta un elemento di volatilità aggiuntiva: le pressioni politiche potrebbero accentuare il dilemma tra contenere l’inflazione e sostenere l’economia, complicando la missione della Fed.

A conferma della tensione che si respira sui mercati, dallo scorso meeting FOMC del 29 gennaio 2025, l’S&P 500 ha ceduto il 7%, un crollo tra due riunioni della banca centrale che non si vedeva dal 15 giugno 2022, quando l’indice perse il 12,5% in pieno avvio del ciclo restrittivo sui tassi d’interesse. Un segnale chiaro: i mercati non stanno semplicemente osservando le mosse della Fed, ma stanno già prezzando l’incertezza. Se Powell vuole riportare stabilità, dovrà muoversi con estrema precisione, perché la partita – ancora una volta – si gioca sulle aspettative. Alla fine, più che sui numeri, la partita della Fed si gioca sulla percezione.