Economia

Disoccupati boom nel Sud, due milioni emigrati in 16 anni

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Nel 2017 il Mezzogiorno ha rialzato la testa, ma in presenza di un contesto di grande incertezza nel 2019 e “senza politiche adeguate” l’economia del Sud rischia di “frenare”, con “un sostanziale dimezzamento del tasso di sviluppo” nel giro di due anni (dal +1,4% dello scorso anno al +0,7% del prossimo).

E’ quanto mette in evidenza Svimez, l’associazione per lo sviluppo industriale nel Mezzogiorno, nelle anticipazioni del Rapporto di quest’anno, da cui emerge che la crescita nel triennio 2015-2017 ha infatti solo in parte recuperato il patrimonio economico e sociale disperso dalla crisi.

È una ripresa, quella del Sud, sbilanciata: trainata dagli investimenti privati, mentre manca il contributo della spesa pubblica.

Particolarmente drammatica appare la situazione a livello occupazionale:

“Il numero di famiglie meridionali con tutti i componenti in cerca di occupazione è raddoppiato tra il 2010 e il 2018, da 362 mila a 600 mila (nel Centro-Nord sono 470 mila)” si legge nel rapporto che parla “di sacche di crescente emarginazione e degrado sociale, che scontano anche la debolezza dei servizi pubblici nelle aree periferiche“. E definisce “preoccupante la crescita del fenomeno dei ‘working poors'”, ovvero del “lavoro a bassa retribuzione, dovuto a complessiva dequalificazione delle occupazioni e all’esplosione del part time involontario”.

E proprio in cerca di un futuro migliore,

“Negli ultimi 16 anni hanno lasciato il Mezzogiorno 1 milione e 883 mila residenti: la metà giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni, quasi un quinto laureati, il 16% dei quali si è trasferito all’estero. Quasi 800 mila non sono tornati”.