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Disastro criptovalute: in un giorno in fumo 200 miliardi di dollari

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Dal Bitcoin, la più famosa, all’Ethereum: sono giorni complicati per il comparto delle criptovalute che continuano a registrare perdite significative. Solo ieri il mercato delle valute digitali ha bruciato 200 miliardi di dollari di capitalizzazione con il Bitcoin, la regina delle valute digitali, che è arrivata a bucare i 26.000 dollari (25,402 dollari), per poi risalire sopra la soglia dei 30 mila dollari. Dai record dello scorso novembre a quasi 69.000 dollari, il valore della criptovaluta più famosa si è più che dimezzato.

Le vendite non hanno risparmiato anche Ether, la seconda valuta digitale più grande, scesa per la prima volta da giugno 2021 sotto la soglia dei 2 mila dollari (giù fino a $ 1.704,05).

Pesantissima caduta anche per TerraUSD, o UST, stablecoin decentralizzata e algoritmica, che ha perso l’ancoraggio al dollaro statunitense lo scorso fine settimana: ieri era scambiata intorno ai 41 centesimi. Anche Luna, “sorella” di Terra, che aveva recentemente superato i 114 dollari, ha cancellato il 99% del suo valore e ieri valeva solo 4 centesimi.

A questo proposito, la segretaria al Tesoro statunitense, Janet Yellen, ha menzionato il de-pegging di TerraUSD durante un’udienza in Senato: “Le stablecoin pongono rischi per la stabilità finanziaria e hanno bisogno di essere regolamentate”.

Le cause dietro la caduta delle criptovalute

Tutto l’universo delle monete digitali ha mostrato un’altissima correlazione con i listini azionari. L’inasprimento della politica monetaria messa in atto dalla FED per contrastare l’inflazione fuori controllo. Così come il peggioramento delle prospettive economiche e il rallentamento della crescita da qui alla fine dell’anno, anche in scia alla guerra in Ucraina e alle sanzioni che l’Occidente ha imposto (e imporrà) a Mosca.

A peggiorare il quadro, già complesso, anche il riacutizzarsi dei contagi di Covid-19 in Cina ed i nuovi lockdown che mettono a rischio la ripresa dell’economia del Dragone. E proprio in questo contesto, si parla spesso di avversione al rischio e di fuga verso i cosiddetti safe-heaven (beni rifugio).