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Dimenticate agosto, lo S&P salirà del 20% entro fine anno

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New York – Non solo gufi e ribassisti. Gli strategist e i gestori dei fondi che sono ottimisti su Wall Street non mancano, come risulta da un sondaggio esclusivo condotto da CnnMoney. In media, gli esperti prevedono infatti che lo S&P500, da qui a prima della fine dell’anno, metterà a segno un rialzo di quasi il 20%. Il che significa che l’indice terminerà il 2011 a quota 1.349, il 7% in più rispetto ai valori attuali.

Valori attuali che molti sperano siano finalmente il fondo testato dai mercati americani: il Dow Jones ha perso il 4% la scorsa settimana ed è in calo dell’11% rispetto agli inizi di agosto. Lo S&P ha ceduto il 4,7% negli ultimi cinque giorni di contrattazione ed è in flessione del 13% rispetto a quattro settimane fa: per il Nasdaq, il ribasso su base settimanale è stato del 6,6%, mentre dagli inizi del mese l’indice ha ceduto ben il 15%.

Nonostante le premesse negative, sembra che agosto possa rivelarsi una parentesi rossa nella performance di Wall Street. Dei 17 esperti intervistati da CnnMoney, infatti, solo uno ritiene che lo S&P chiuderà il 2011 in territorio negativo.

Altri, nella maggior parte dei casi, prevedono una performance stellare negli ultimi quattro mesi dell’anno. Detto questo, l’ottimismo non è però neanche quello che aveva caratterizzato il consensus appena due mesi fa. A giugno, per esempio, molti di questi analisti avevano previsto che lo S&P avrebbe completato l’anno con un rialzo percentuale di due cifre, salendo fino a 1.382, ovvero al massimo degli ultimi tre anni.

Cosa è cambiato? La risposta la si può trovare nelle parole di Tyler Vernon, responsabile degli investimenti presso Biltmore Capital. “Non c’è alcun dubbio sul fatto che siamo entrati in un contesto di crescita (dell’economia) molto più lento. In più, il rating sul debito (Usa) è stato rivisto al ribasso e le condizioni in cui versano i debiti europei sono peggiorate. Abbiamo di fatto assistito a una perfetta tempesta in cui si è scatenato un sell-off basato sulla paura”.

In tutto questo, c’è però un fattore positivo, e anche certo: la solidità dei profitti aziendali. “I bilanci delle società sono rimasti equilibrati dall’ultima crisi finanziaria – ha continuato Vernon, il cui target per lo S&P è in linea con le stime del consensus, ovvero pari a 1.349 – Le società non hanno assunto nuova forza lavoro ma i margini dei profitti sono ai massimi mai visti nella storia, e ciò significa che la Corporate America dovrebbe continuare ad andare bene anche in questo contesto così difficile”.

Riguardo invece all’apporto che la Fed potrebbe dare ai mercati, Vernon ritiene che Bernanke e colleghi si faranno avanti per dare un ulteriore aiuto. “Potrebbe apparire retorico, ma ritengo che la Fed non abbia ancora esaurito le proprie cartucce e che, avvicinandosi alle elezioni presidenziali del prossimo anno, ci saranno pressioni affinché Bernanke faccia qualcosa”.

I MENO OTTIMISTI CHE AFFRONTANO ANCHE IL FATTORE ITALIA

Meno ottimista è sicuramente Steven Goldman, di Weeden & Co. “Le mie preoccupazioni più forti relative alla crisi finanziaria europea si sono avverate”. Di conseguenza, l’analista ha rivisto al ribasso le previsioni sullo S&P entro la fine dell’anno da 1.390 a 1.250, dunque a un valore che è inferiore di pochissimi punti rispetto alla chiusura del 2010. “Avremmo potuto gestire la situazione se la crisi europea avesse investito solo i paesi più piccoli dell’Europa, ma con l’Italia e la Spagna, ritengo che gli Stati Uniti saranno sensibili a uno shock esterno”.

Poco convinto della situazione attuale è anche Davide Tice, fondatore di Prudente Bear Fund, che affronta la questione del debito federale Usa e anche il problema dei cds di Italia, Francia e Belgio.