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Dilemma Berlusconi: andare alle urne o resistere

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ROMA (WSI) – Diviso tra la tentazione sostenuta dai falchi, rovesciare il tavolo e puntare dritto alle urne, e la paura che sia la scelta sbagliata in questo momento. Silvio Berlusconi accoglie lo sprint impresso dalla Cassazione sul processo Mediaset – a sentire chi ha potuto parlarci al telefono – con rabbia per quello che viene giudicato l’ennesimo attacco di una magistratura politicizzata (anche stavolta “a mezzo stampa”).

Lo stato d’animo ideale per dare ascolto alla linea dei duri pidiellini. Ma poi c’è anche l’atteggiamento scelto nei confronti del governo, quello della responsabilità e della distinzione – più volte asserita – tra le questioni giudiziarie e la sorte dell’esecutivo.

Ma mai come stavolta, dice chi ci ha parlato, il Cavaliere sarebbe in dubbio, tanto da regalare ai falchi la speranza di un ribaltone: tenetevi pronti a tutto. Una tentazione che ieri poggia la rabbia su basi razionali: stare al governo non serve, i magistrati mi vogliono eliminare lo stesso. E dunque, se non serve, tanto vale provare la carta delle urne.

Tuttavia, anche far saltare il governo è una strada tutta in salita, e Berlusconi lo sa, raccontano alcuni dei suoi. Perché c’è la paura prima di tutto che questo non porti a nuove elezioni, che si possa formare una maggioranza senza i pidiellini. E poi perché, anche se dovesse riuscire a costringere Giorgio Napolitano a sciogliere le Camere, c’è sempre il rischio Matteo Renzi, il possibile scontro con un candidato di due generazioni più giovane. Con esiti imprevedibili.

E che il Cavaliere debba ancora decidere, lo dimostra la decisione di disertare la riunione dei gruppi parlamentari: non si è presentato a Montecitorio ieri, con ogni probabilità non sarà oggi a palazzo Madama. Meglio evitare di farsi trascinare, a caldo, da una platea che – anche in suo assenza – si scalda parecchio.

In parecchi parlano di “tentato golpe”, chi vede nelle decisioni della magistratura la volontà di far saltare il governo di larghe intese e consegnare il Paese ad una maggioranza diversa senza ripassare dal via delle elezioni.

Tutti concordi, compreso Berlusconi, che però qualcosa vada fatto, che si debba reagire subito: al netto di chi vuol far cadere il governo, magari attraverso dimissioni in massa come propone Galan, c’è chi ipotizza una grande manifestazione di piazza, chi immagina una sorta di Aventino parlamentare. E così la riunione dei deputati è diventata un elenco di proposte: le somme si tireranno alla fine. (TMNEWS)