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La guerra commerciale intrapresa dal neo presidente Usa, Donald Trump, peserà sul mercato azionario. Parola di Goldman Sachs, che si aspetta almeno calo del 5% circa dello S&P 500 a causa degli effetti negatici che i dazi avranno sugli utili societari e, quindi, in ultima istanza, sulle valutazioni dei titoli. Alla chiusura di ieri, l’indice americano ha segnato un calo dello 0,76% scendendo sotto i 6 mila punti (5.994,57).
Le cause
Le azioni potrebbero subire una flessione maggiore del 5% se gli investitori considerassero gli ultimi annunci tariffari come segnali che aumentano la probabilità di un’ulteriore escalation. In particolare, le previsioni della banca Usa indicano un possibile calo degli utili per azione delle società appartenenti allo S&P 500 del 2%-3%. In pratica, ogni aumento di cinque punti percentuali dell’aliquota effettiva dei dazi statunitensi potrebbe far scendere gli utili dell’1%-2%.
Le perdite potrebbero essere ancora maggiori se le tariffe portassero a un inasprimento delle condizioni finanziarie o se si verificasse un “effetto più ampio del previsto” del comportamento delle imprese o dei consumatori. Secondo stime prudenti, dazi del 10% si tradurrebbero in un aumento dell’imposta sui consumi di circa 1.500 dollari all’anno per famiglia, mentre, secondo altre valutazioni, il gettito oscillerebbe tra i 1.900 e i 7.600 dollari all’anno per famiglia (Jeffrey Cleveland, Chief Economist di Payden & Rygel).
“Se i dirigenti delle società decidessero di assorbire i maggiori costi dei fattori produttivi, i margini di profitto verrebbero compressi. Se le aziende trasferissero invece le spese più sostenute ai clienti finali, il volume delle vendite potrebbe risentirne”, hanno scritto gli esperti di Goldman Sachs in una nota, spiegando che i prezzi delle azioni potrebbero essere appesantiti anche dall’incertezza sulle politiche economiche di Trump.
Tra i possibili fattori in grado di favorire una retromarcia della Borsa spicca anche il rischio inflazione. Gli analisti della banca d’affari Usa ha avvertito che i dazi di Trump potrebbero alimentare un aumento dei prezzi, tale da spingere la FED a confermare i tassi di interesse su livelli alti, il più a lungo possibile. Una dinamica che potrebbe essere ribassista per le azioni.
Trump, che ha dichiarato di voler abbassare i prezzi elevati, ha imposto tariffe anche durante il suo primo mandato senza un aumento significativo dell’inflazione, ma il suo piano tariffario questa volta è di portata molto più ampia, il che spiega la differenza nelle previsioni di inflazione.
Le stime di UBS
Parlando di mercati, Mark Haefele, Chief Investment Officer, UBS Global Wealth Management, ha spiegato che, al momento, “le azioni offrono un rapporto rischio-rendimento favorevole, anche se ritengo opportuno prepararsi a una fase di volatilità a breve termine legata ai dazi. Mi spetto un rialzo di circa il 10% per le azioni statunitensi nel corso del 2025, grazie alla solida crescita economica, al sostegno da parte dell’intelligenza artificiale (IA) e al calo graduale dei rendimenti obbligazionari”.
Sul fronte del reddito fisso, l’esperto dice di avere “un orientamento positivo anche nei confronti delle obbligazioni con alto rating e investment grade. Nello scenario di riferimento mi aspetto un calo dei rendimenti dei Treasury a 10 anni al 4,0% entro la fine del 2025, a fronte del graduale rallentamento della crescita e dell’inflazione e degli ulteriori tagli dei tassi della Fed”.
Per quanto riguarda le valute, le attese sono per un cambio EURUSD a 1.06 entro la fine del 2025 con una fase di volatilità a breve termine. Buoni spunti sono visti sull’oro che “potrebbe apprezzarsi sia nel nostro scenario di riferimento che in quello negativo”.
Cosa fare in questo contesto?
“In previsione di un aumento della volatilità sui mercati nelle prossime settimane, è importante diversificare adeguatamente i portafogli. Ma anche se gli sviluppi futuri sono incerti, continuiamo a vedere opportunità per gli investitori preparati e con capacità di adattamento” conclude Haefele.