Mercati

Crolla la volatilità, come non accadeva dal 1987

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

Ieri sera si notava perfettamente la differenza e la distanza che intercorre fra i listini europei e quello americano: con quest’ultimo che formalizzava prepotentemente il ritorno all’uptrend, di breve periodo, avendo frantumato la resistenza opposta dallo short stop giornaliero; a differenza dei vari Eurostoxx, DAX e MIB.

Bisogna riconoscere che fino ad ora abbiamo avuto a che fare con un anno abbastanza in linea con i canoni storici, a Wall Street. Nell’Outlook di gennaio si rilevava come il “Ciclo decennale” avesse contemplato per gli anni che finiscono in “4” cinque casi di performance annuale compresa fra il -5 e il +4%, e altrettanti casi di saldo annuale superiore al 12%; nessun caso di bilancio compreso fra il +4 e il +12%, e un solo caso di performance peggiore del -5%. Insomma, le probabilità si dividevano equamente fra un 2014 sostanzialmente piatto, e un anno viceversa ancora una volta a doppia cifra; estremamente improbabile risultando la prospettiva di un bear market.

Con il recupero degli ultimi giorni, il Dow Jones riporta il bilancio annuale in sostanziale parità (+0.2%), collocandosi nel primo dei due campioni storici rilevati. Cionondimeno, siamo impressionati dalla veemenza del recupero, agevolato da un mercato sottile in termini di scambi (come lo è stato verso il basso, beninteso). Al di là del saldo conseguito dal minimo di metà mese, troviamo interessante commentare due aspetti.

Il primo è legato al crollo della volatilità, eccessivamente cresciuta in precedenza: il VIX è calato di oltre il 13% in ciascuno degli ultimi tre giorni. Una circostanza eccezionale: sperimentata soltanto una volta – a fine ottobre 1987 – da quando disponiamo di dati sulla volatilità delle opzioni sullo S&P.

Il secondo dato, più concretamente esaminabile e sfruttabile a livello operativo, riguarda l’ampiezza di mercato che ha accompagnato il recupero dell’indice.

www.ageitalia.net