Economia

Crisi: Confesercenti-Ispo, gli italiani si sentono ancora accerchiati (2)

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(Teleborsa) – E’ d’accordo con questa tesi l’85% del campione che cresce del 4% rispetto al precedente sondaggio. In disaccordo solo il 14%. E come giudicano gli italiani l’operato di Istituzioni e forze sociali? Colpisce la crescita dei consensi verso le Associazioni delle Pmi verso le quali il giudizio positivo sale dal 16% di ottobre 2009 al 29% dell’ultimo sondaggio che è stato effettuato, mentre si costituiva R.E TE. Imprese Italia, vale a dire un’alleanza strutturata fra le Associazioni delle Pmi, probabilmente inteso come un positivo segnale unitario in una difficile fase sociale che mostra invece tracce di disgregazione. Cala invece il numero di coloro che giudicano positivamente l’azione del Governo: dal 31% di ottobre al 25% di oggi. Altalenante il parere sull’opposizione parlamentare che aveva cominciato molto bassa con il 12% per risalire a febbraio al 21% e oggi calare nuovamente al 17%. In altalena anche i sindacati che passano dal 15% al 24% e si attestano ora al 17%. In crescita costante regioni ed enti locali che vanno dal 25% al 28%. Il sondaggio segnala poi che, di solito, la preoccupazione “per la condizione personale è sempre sensibilmente inferiore rispetto a quanto avvertito nei confronti del sistema più generale. Anche oggi il gap tra livelli di allarme esiste, ma si va progressivamente assottigliando”.Va però sottolineato che il numero delle famiglie che dichiarano un diretto coinvolgimento nella crisi dal punto di vista lavorativo si è ridotto di 5 punti (dal 28% di febbraio al 23%) . Ma ci sono sempre due Italie: migliora nettamente il dato riguardante il nord-ovest (dal 29% al 23), come quello del nord est (dal 31% al 21%) e quello del centro (dal 27 al 20%). Peggiora invece il dato del sud e delle isole che sale dal 22% di ottobre 2009 al 27 per cento attuale. La sicurezza del posto di lavoro preoccupa 6 italiani su 10. In aumento i “molto preoccupati” dal 18% di ottobre al 28%, in lieve diminuzione gli “abbastanza” preoccupati che dal 33% si attestano ora al 31%. Quelli che non si preoccupano sono complessivamente il 41% del campione. Ad essere molto preoccupati sono di più le donne, i 18-34enni, i possessori di titoli di studio poco elevati, i lavoratori dipendenti con basse qualifiche. Ed è esponenziale la crescita della preoccupazione per il proprio posto di lavoro nel sud che sale dal 21% di ottobre al 36% attuale. Dall’autunno 2009 ad oggi si sono registrati solo minimi cambiamenti relativi alla situazione economica familiare che appare un po’ meno tesa: se ad ottobre l’allarme era attestato al 71% ora passa al 72% con un 28% di intervistati che si dicono non preoccupati. Resta su livelli importanti comunque la fiducia sul futuro della propria situazione economica: se a febbraio era complessivamente al 66% ora resiste comunque al 63%.Resta, inoltre, sostanzialmente costante da febbraio la quota di famiglie coinvolte nella perdita del lavoro (18% rispetto al 19% precedente) mentre migliora il dato che si riferisce alla cassa integrazione (dal 17% al 14%).