Arriverà tra fine anno e inizio 2018 la cosiddetta bomba sociale da almeno 70 miliardi di euro e vittime designate sono le famiglie e i risparmiatori italiani.
L’apice della crisi bancaria in Italia non è ancora stato raggiunto e quando questo accadrà centinaia di migliaia di famiglie finiranno sul lastrico, perdendo la casa, mentre decine di migliaia di imprese chiuderanno, legioni di dipendenti perderanno il lavoro. Come scrive Il Fatto Quotidiano il problema delle sofferenze iscritte nei bilanci degli istituti bancari non è ancora stato risolto:
“È l’altra faccia delle sofferenze e dei crediti deteriorati (…) Dal punto di vista delle banche è solo questione di soldi. Ci sono in giro circa 330 miliardi di crediti deteriorati, di cui circa 200 sono sofferenze, cioè crediti inesigibili. Le sofferenze nette sono attorno agli 80 miliardi: le banche hanno già segnato in bilancio come perdita il 60 per cento e sperano di recuperare il 40 per cento. Per le banche contano gli 80 miliardi: se ne recuperano 90 guadagnano 10 miliardi, se ne recuperano 60 ne perdono 10. Per i debitori conta il lordo. La banca fa affidamento sul 40 per cento del credito, ma se lo trasferisce alle società specializzate il debitore si vedrà chiedere il 100 per cento”.
La crisi bancaria è finita?
Il tutto mentre a giugno 2017 si celebrano i quasi dieci anni dal fallimento di Northern Rock, quinto istituto di credito del Regno Unito, specializzato nel mercato dei mutui immobiliari, che a metà del 2007 ha costretto il Governo londinese ad un intervento rapido e deciso. Circa 10 anni dopo la crisi bancaria, quattro banche del panorama continentale – come sottolinea Adrian Hull – senior fixed income investment specialist di Kames Capital su Monitorimmobiliare.it – hanno risolto le loro crisi.
Parliamo di Banco Popular, Veneto Banca, Banca Popolare di Vicenza e della britannica Co-op Bank.
“Tutti gli istituti protagonisti delle vicende dello scorso giugno si trascinavano problematiche radicate ed ora che si è giunti a un primo passo di risoluzione dovrebbe esserci anche una “pulizia”. Infine, il tempo sta iniziando a lenire le ferite, ma non siamo ancora fuori dal tunnel né per quanto riguarda i crediti deteriorati in Europa, né se si guarda alle banche regionali italiane, ma la sensazione è che il sistema sia più robusto”.