Nuova tegola si abbatte su Credit Suisse. La banca svizzera è tornata nell’occhio del ciclone dopo che un gruppo di giornali internazionali ha pubblicato una maxi inchiesta, condotta da oltre 160 giornalisti di 39 paesi, derivante da una fuga di dati su migliaia di conti detenuti nella banca svizzera.
“Suisse Secrets”, questo il nome dell’inchiesta, ha reso noto che la banca, nel corso di decenni, ha avuto tra i suoi clienti persone che violavano i diritti umani e uomini d’affari sotto sanzioni internazionali, ex dittatori, spie, faccendieri, politici corrotti, sospetti criminali di guerra, trafficanti di esseri umani e uomini vicini alla ‘ndrangheta.
Tutto è nato dall’analisi dei dati relativi a 18.000 conti bancari, riconducibili a oltre 30 mila persone e società e per un totale di oltre 100 miliardi di euro, consegnati da un informatore anonimo alla testata tedesca Süddeutsche Zeitung, che a sua volta li ha condivisi con altre 47 testate giornalistiche di tutto il mondo, tra cui l’italiana la Stampa, il New York Times, il Guardian, Le Monde e l’Organized crime and corruption reporting project (OCCRP).
Secondo quanto riportato da La Stampa, malgrado gli scandali, la banca avrebbe continuato a fornire per anni i propri servizi a questi clienti nonostante le regole sulla tracciabilità dei fondi e la trasparenza delle attività che li hanno prodotti.
Credit Suisse respinge le accuse: conti bancari vecchi
Immediata la replica di Credit Suisse che, tramite una nota, ha fatto sapere di respingere fermamente le accuse e le insinuazioni sulle presunte pratiche commerciali della banca.
“Le questioni presentate sono prevalentemente storiche, in alcuni casi risalenti agli anni ’40, e i resoconti di queste questioni si basano su informazioni parziali, imprecise o selettive fuori contesto, con conseguenti interpretazioni tendenziose della condotta aziendale della banca – si legge – Sebbene per legge Credit Suisse non possa commentare le relazioni con i potenziali clienti, possiamo confermare che le azioni sono state intraprese in linea con le politiche e i requisiti normativi applicabili nei momenti rilevanti, e che le questioni correlate sono già state affrontate”.
La banca ha inoltre precisato che:
“A seguito di numerose indagini da parte del consorzio nelle ultime tre settimane, Credit Suisse ha esaminato un ampio volume di conti potenzialmente associati alle questioni sollevate. Circa il 90% dei conti analizzati è oggi chiuso o era in fase di chiusura prima di ricevere le richieste della stampa, di cui oltre il 60% è stato chiuso prima del 2015. Dei restanti conti attivi, siamo convinti che un’adeguata due diligence, revisioni e altre misure relative al controllo sono state adottate in linea con il nostro attuale quadro. Continueremo ad analizzare le questioni e, se necessario, adotteremo ulteriori misure”.
Credit Suisse: 2021 sull’ottovolante
Non è la prima volta che la banca svizzera si trova ad affondare uno scandalo finanziario. Nel 2021 la banca è finita nell’occhio del ciclone nell’ambito del fallimento del fondo statunitense Archegos e perdite di clienti dopo il crollo della società di servizi finanziari Greensill. A dicembre Credit Suisse aveva annunciato una serie di importanti nomine nel proprio executive board, con l’obiettivo di lasciarsi alle spalle l’anno molto complicato. A gennaio 2022 Antonio Horta-Osorio ha però dovuto lasciare dopo solo nove mesi il ruolo di chairman, mentre pochi giorno dopo Credit Suisse ha lanciato un allarme sugli utili.