NEW YORK (WSI) – Salgono a 21 gli avvisi di garanzia nell’inchiesta di Ferrara sull’aumento di capitale dell’istituto di credito, Carife. Lo stesso che fa parte di quelle banche – le altre sono CariChieti, Banca Marche e Banca Etruria – che sono state salvate in extremis dal governo Renzi e che, a causa della procedura del bail-in sono ricordate per aver azzerato i risparmi di una vita di azionisti e detentori di bond subordinati.
E’ il risultato dell’inchiesta relativa all’aumento di capitale dell’istituto di credito carife realizzato nel 2011.
Ai primi 17 avvisi di garanzia, notificati nei giorni scorsi, a carico di 17 ex dirigenti e amministratori di Carife, se ne sono aggiunti altri quattro a dirigenti delle banche coinvolte nell’aumento di capitale.
Le notifiche sono arrivate contestualmente alle perquisizioni realizzate nelle sedi delle banche che hanno partecipato all’aumento di capitale.
La Guardia di Finanza di Ferrara, su delega della locale Procura della Repubblica, ha eseguito perquisizioni presso la Cassa di Risparmio di Ferrara – banca in risoluzione dichiarata fallita dal Tribunale di Ferrara – e una società controllata nonché presso la Banca Popolare di Bari, la Banca Popolare di Cividale, la Banca Popolare Valsabbina e la Cassa di Risparmio di Cesena.
L’attività è stata svolta nell’ambito di un`indagine in corso avente a oggetto l’aumento di capitale per 150 milioni di euro realizzato da Carife nel 2011 che ha consentito, fra l’altro, di scoprire, in sede di indagine, l’esistenza, seppur mediata, di una reciproca sottoscrizione di azioni per 22,8 milioni di euro tra l’Istituto bancario ferrarese e gli istituti perquisiti, pratica espressamente vietata dalla legge. Tra i reati ipotizzati vi sono quelli di aggiotaggio (2637 c.c.), formazione fittizia di capitale (2632 c.c.) e bancarotta fraudolenta (216-223 L.F.).
Le indagini, tuttora in corso, sono state avviate nel febbraio 2015 dal Procuratore capo di Ferrara, Bruno Cherchi, e hanno visto l’acquisizione da parte delle Fiamme Gialle ferraresi di una imponente mole documentale dall’istituto di credito estense, con le ipotesi di reato di falso in prospetto, aggiotaggio, ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza e la raccolta di numerosi testimonianze fra cui dirigenti e funzionari delle Autorità di vigilanza.
Gli investigatori spiegano che:
“L’intervenuta dichiarazione dello stato d’insolvenza di Carife da parte del Tribunale di Ferrara, in connessione alle evidenze d`indagine concernenti l`operazione di aumento di capitale ha condotto gli inquirenti a rivalutare i medesimi fatti nell’ambito della disciplina fallimentare, specificamente in relazione al combinato disposto degli artt. 216 e 223 L.F. I fatti oggetto di contestazioni riguardano, fra l’altro, la scoperta dell’esistenza, seppur mediata, di una reciproca sottoscrizione di azioni tra Carife da un lato e gli istituti Banca Popolare di Bari, Banca Popolare di Cividale, Banca Popolare Valsabbina e Cassa di Risparmio di Cesena dall’altro: gli istituti di credito sono intervenuti nell’operazione di aumento di capitale di Carife nella misura complessiva di oltre 22.800.000 euro, col risultato che la reciproca sottoscrizione ha annullato, per il medesimo importo, l’incremento di capitale.
Spiegano le Fiamme Gialle:
“la sottoscrizione reciproca di azioni (vietata ex art. 2632 c.c.) si verifica quando una società sottoscrive o acquista azioni appartenenti ad altra società la quale è contemporaneamente socia della prima società. Nel caso in questione, a causa della sottoscrizione reciproca, la stessa somma, nella misura della reciprocità, ha concorso a formare il capitale sociale delle banche intervenute col risultato che al capitale così formato non è corrisposto un patrimonio effettivo. Contestato il reato di aggiotaggio, dunque, ma anche quello di formazione fittizia di capitale conducendo così all’incriminazione per bancarotta.
In conseguenza sono stati indagati i componenti pro-tempore del Cda e del collegio sindacale di Carife, di una società “veicolo” utilizzata da Carife nella reciproca sottoscrizione di capitale oltre ai vertici pro-tempore degli istituti di credito partecipanti e ad un dirigente di una società di revisione. In tutto 21 persdone, alle quali sono state notificate specifiche informazioni di garanzia. Notificate inoltre alle 6 persone giuridiche coinvolte avvisi inerenti la responsabilità degli enti per gli illeciti amministrativi dipendenti da reato ex L. 231/2001.