Economia

Cottarelli (Fmi): Ue bloccata nella crescita? Colpa della globalizzazione

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

WASHINGTON (WSI) – Non è l’austerity bensì la globalizzazione la causa del blocco della crescita dell’Europa. A dirlo nel corso di un’intervista a Repubblica Carlo Cottarelli, l’ex responsabile alla spending review che ora si trova all’Fmi.

“Bisogna premettere che l’Europa, come dimostrano i dati dell’Outlook, è l’unica area che seppure marginalmente registra un segno più. Sono gli Usa che vanno male, mentre nel Vecchio Continente la Spagna cresce regolarmente e per la Germania il Pil è stato rivisto al rialzo (…) C’è un problema di domanda insufficiente, che mostra la mancanza di un piano di investimenti pubblici a livello continentale”.

Secondo l’ex responsabile alla spending review l’Europa è impantanata nella crescita non per le politiche di austerità post Grecia ma per gli effetti della globalizzazione.

“Bisogna guardare le cifre: da due anni in Europa non c’è più riduzione dei deficit. Dunque il principale responsabile, cioè l’austerità, non agirebbe. Al contrario io guarderei alla globalizzazione: l’Europa ha subito gli effetti della globalizzazione più di altre zone a causa del mercato del lavoro più rigido, di conseguenza ha perso produzioni e ricchezza (…) la  liberalizzazione degli scambi è stata troppo veloce. E secondo me bisogna procedere d’ora in avanti con un ritmo più appropriato”.

Ma perché il Quantitative easing non funziona?

“Su questo ho una mia opinione: il cavallo non beve perché non lo si è abbinato, come si dice, con politiche nazionali espansive, ma anche l’eccessiva regolamentazione delle banche, con i vari “Basilea”, e la richiesta continua dal 2007 di più capitale per erogare maggior credito mette in difficoltà le banche. Il capitale è infatti difficile da raccogliere, perché i tassi sono bassi come è basso il rendimento delle aziende di credito. Bisogna anche dire che se andiamo a vedere i dati, il “nostro” Qe è stato molto meno ampio di quelli di Usa, Giappone e Gran Bretagna”.

Infine l’ex responsabile alla spending review conclude l’intervista dichiarandosi pronto a “rigettarsi nella mischia”.

“Mi manca l’impegno sui conti pubblici”.

Che sia una chiara dichiarazione di intenti?