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Cos’è la Capital markets union, progetto Ue in cantiere dal 2015

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Il progetto dell’Unione dei mercati dei capitali europei (Capital markets union, Cmu) è stato avviato con un piano di azione nel 2015 da parte della Commissione Juncker. L’obiettivo è quello di creare una regolamentazione univoca per tutti i paesi europei al fine di creare un mercato unico dei capitali
Da allora le regolamentazioni dei vari mercati finanziari europei sono rimaste frammentate, anche se l’iniziativa è stata rinfrescata con un nuovo piano annunciato nel settembre 2020, che ha avviato l’iter per 16 iniziative, legislative e non, da parte dell’esecutivo Ue.

Capital markets union, perché conta

Lo scorso marzo il membro del Comitato esecutivo Bce, Fabio Panetta, aveva sollecitato l’attenzione sulla necessità di ravvivare il progetto, alla luce dell’uscita del Regno Unito dall’Ue e delle nuove sfide della pandemia:

“Gli eventi dello scorso anno, la pandemia e la Brexit, hanno posto un rinnovato accento sulla necessita per la Ue di avere un’unione dei mercati dei capitali ben funzionante”, aveva dichiarato Panetta, “l’emissione di obbligazioni sovrane di alta qualità denominate in euro nell’ambito del fondo di recupero Next Generation Eu è un passo verso il raggiungimento di mercati dei capitali più profondi, più completi e liquidi e la creazione di asset europei sicuri”.

Il 24 settembre 2020, in occasione della presentazione del nuovo piano della Commissione sulla Capital markets union, Valdis Dombrovskis, aveva affermato come “la forza della nostra ripresa economica” sarebbe dipesa “in modo cruciale dal funzionamento dei nostri mercati dei capitali e se le persone e le imprese possono accedere alle opportunità di investimento e al finanziamento del mercato che esse offrono bisogno. Abbiamo bisogno di generare investimenti massicci per rendere l’economia dell’Ue più sostenibile, digitale, inclusiva e resiliente”.

Capital markets union, gli obiettivi

Fra i principali obbiettivi del progetto, c’è l’integrazione dei mercati dei capitali nazionali “in un vero mercato unico”. Secondo quanto afferma ufficialmente la Commissione Ue, una Capital markets union garantirebbe i seguenti vantaggi:

  • “Offrirà alle imprese una maggiore scelta di finanziamenti a costi inferiori e fornirà alle Pmi, in particolare, i finanziamenti di cui hanno bisogno”
  • “Sosterrà la ripresa economica post-Covid-19 e creerà posti di lavoro”
  • “Offrirà nuove opportunità ai risparmiatori e agli investitori”
  • “Creerà un’economia più inclusiva e resiliente”
  • “Aiuterà l’Europa a realizzare il New Deal verde e l’Agenda digitale”
  • “Rafforzerà la competitività e l’autonomia globale dell’Ue”
  • “Renderà il sistema finanziario più resiliente in modo che possa adattarsi meglio all’uscita del Regno Unito dall’Ue”

Per raggiungere questi obiettivi le proposte avanzate dalla Commissione circa un anno fa avevano prefigurato, fra le altre cose, la creazione di un unico punto di accesso ai dati aziendali per gli investitori; l’armonizzazione delle le norme sull’insolvenza; il rafforzamento della protezione degli investimenti per incentivare di più i movimenti di capitale all’interno dell’Ue; promuovere la convergenza nelle regole dei mercati finanziari dei vari stati membri.

A che punto siamo?

L’ultimo aggiornamento sul progetto dell’unione dei mercati dei capitali è dello scorso giugno: la Commissione europea ha reso pubblici una serie di indicatori da monitorare per la valutazione dei progressi verso l’obiettivo finale della CMU. Alcuni esempi di tali indicatori sono: “L’uso dei mercati dei capitali da parte delle aziende in rapporto al canale di finanziamento bancario”; “I flussi di investimento nel private equity”; e ancora: “Il possesso di azioni/obbligazioni estere per la valutazione di un home-bias”; valutazioni nelle differenze fra nazioni su una varietà di materie fra cui l’auditing&reporting, l’esecuzione dei contratti, la protezione degli azionisti di minoranza, la risoluzione delle insolvenze.