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Cosa accadrà sui mercati dopo annuncio Fed

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LEGNANO (WSI) – Eccoci finalmente. Mancano solo poche ore a quello che può essere considerato l’evento macroeconomico dell’anno e cioè la conferenza stampa del Chairman della Fed successiva al meeting del FOMC, il braccio di politica monetaria dell’Istituto Centrale Americano. Il tutto previsto a partire dalle 20 ore italiane.

L’antefatto

Chiariamo l’antefatto. Al momento la Federal Reserve sta procedendo ad acquisti per 85 miliardi di dollari al mese, dei quali 40 in titoli di stato (Treasury) e 45 in MBS (Mortgabe Backed Securities), cioè titoli di credito immobiliari garantiti da ipoteca. Questo, in estrema sintesi, rappresenta quello che è stato ribattezzato come il Quantitative Easing 3, successivo cioè a due precedenti operazioni molto simili implementate dalla Fed dall’inizio della crisi economico-finanziaria.

Esso, avendo come presupposto l’iniezione massiccia di dosi di liquidità al tessuto economico, doveva (dovrebbe) favorire un miglioramento dell’attività economica promosso appunto dalla maggiore circolazione di liquidità (per l’allocazione di risorse tra agenti economici) e un abbassamento del costo del finanziamento dei prestiti che dagli intermediari finiscono a imprese e famiglie.

Ciò, come mostrato in maniera eloquente dai maggiori indicatori macroeconomici, è avvenuto solo in parte laddove la ripresa economica a stelle e strisce è ben lontana dei livelli pre-crisi (si guardi evidentemente la disoccupazione), così come il risanamento del sistema finanziario dal quale è partito l’effetto a catena devastante per l’economia dell’intero globo.

La Fed ha, oltre ad aver creato un precedente in quanto nella storia nulla del genere era mai stato compiuto e per così tanto tempo, tuttavia contribuito alla costruzione di un sistema che si regge sulla montagna di dollari americani in circolazione e che inoltre contribuisce in maniera decisiva a disastrare il bilancio dell’istituto stesso; un sistema che ha visto i tassi di interesse ai minimi di sempre i quali a loro volta hanno portato alle stelle i prezzi delle attività finanziarie i cui valori attuali (l’azionario è emblematico) beneficiano proprio di un tasso di sconto molto basso, oltre che sostenuto la debolezza del greenback e condotto ad una sostanziale politica di emulazione da parte di altri istituti centrali delle maggiori economie.

Quali gli scenari

Come accennavamo nei precedenti Morning Adivser le attese degli analisti sono partite da un taglio di 15 miliardi, da distribuire tra titoli di stato e MBS con i primi da privilegiare in quanto è proprio sui secondo che il vacillante mercato immobiliare si regge.

Taglio che poi dovrebbe attestarsi sui 10 miliardi, soltanto sui Treasuries fino a dismissioni complete che vengono contemplate a partire dalla seconda metà del 2014. Beh, da quando il dibattito sull’ormai famoso “tapering” è cominciato, i prezzi di obbligazionario, azionario e materie prime hanno via via scontato tale aspettativa sebbene nelle dichiarazioni ancora tutto apparisse lontano perché originariamente ancorato al momento in cui il tasso di disoccupazione si fosse avvicinato al livello del 7%, (7,3% nell’ultima release, con tasso di partecipazione ai minimi dal 1978).

Dal momento che stimare un ordine di probabilità di uno scenario rispetto ad un altro rischia di diventare un mero esercizio di previsione, possiamo però capire cosa accadrebbe sui prezzi se il taglio dovesse verificarsi: in questo caso, sul fronte valutario, il dollaro americano andrebbe a rivalutarsi in maniera generalizzata contro tutte le altre valute con delle potenziali prese di profitto sulle borse Usa (i cui prezzi sono sui massimi e che appaiono “pronti” a storni significativi) soprattutto nel breve periodo.

Trattandosi però solo di un taglio, con la fetta importante della torta che resta nel piatto, verosimilmente l’azionario non crollerà ma si reggerà comunque sui primi supporti di medio periodo degni di nota per via via riflettere le aspettative di ulteriori futuri tagli.

Sul fronte obbligazionario, minori acquisti sui Treasuries (che dovrebbero rappresentare la parte più sostanziale dei tagli) da parte della Federal Reserve implicherebbero la possibilità di assistere a prezzi dei titoli in discesa ulteriore e conseguentemente, ad un rialzo dei rendimenti che potrebbe giustificare il ribilanciamento di portafogli ancora troppo sbilanciati verso la ricerca di rendimenti su attività rischiose ed in liquidità.

Dal lato commodities, ed in particolare quella finanziaria per eccellenza e cioè l’oro, potrebbero acuirsi le vendite già peraltro innescatesi nella notte, vendite forzate dall rafforzamento del greenback e che potrebbero solo in parte essere addolcite dalla cautela degli investitori che potrebbero destinare parte della liquidità eventualmente dismessa dall’azionario proprio sul metallo giallo a fini di copertura e bilanciamento di portafoglio.

E il nulla di fatto?

Considerando che i prezzi delle attività finanziarie non riflettono altro che le aspettative degli operatori economici circa uno scenario probabile, l’effettivo realizzarsi di quello scenario che alimenterebbe tali aspettative è almeno paritario, in termini di scossoni sui prezzi, alla mancata realizzazione dello scenario stesso e quindi alla disattese sulle aspettative. A questo punto crediamo verosimile rivedere l’azionario su nuovi massimi e i dollari americani nuovamente in vendite nell’ottica di un’ondata di risk on giustificata dal perdurare della “festa” rappresentata dalla droga di liquidità che da anni viene somministrata.

QUADRO TECNICO

EurUsd: la figura di riferimento è da considerare il canale rialzista partito dal swing del 6 settembre scorso, molto ben visibile su time frame a 4 ore e ben supportato dalla media mobile a 21 periodi che fornisce appunto direzionalità e che rappresenta un valido riferimento di supporto dinamico. In questa ottica la confluenza grafica di punti statici e dinamici in area 1,3340 è particolarmente significativa in quanto il suo test potrebbe far ripartire il prezzo verso i massimi relativi a 1,3385, riferendoci evidentemente a quanto avverrà prima si questa sera. Un cedimento del sopracitato livello potrebbe portare alla prosecuzione della divergenza tra prezzo e oscillatore stocastico per ritorni in area 1,33. Per fornire livelli utili sull’esplosione di volatilità post news,1,3450 e 1,3520 sono le resistenze di riferimento, 1,3255 e 1,3190 i supporti.

UsdJpy: la precisione dei canali tracciati sul cambio è un valido elemento grafico di riferimento. Nella fattispecie ci troviamo all’interno di una correzione della discesa cominciata dall’11 settembre scorso e che vede in area 99 il valore centrale di riferimento. La congestione venuta a crearsi nelle ultime ore potrebbe essere propedeutica a ordini in breakout sopra 99,30 per target brevi a 99,50 e 99,75 e al ribasso per il più soddisfacente 98,50. 100,65 e 98 i riferimenti per la serata.

EurJpy: anche qui ci troviamo all’interno della correzione dell’ultima tendenza discesista del cross che continua ad individuare in 132 il supporto principale (punto di transito della trendline discesista di medio periodo violata al rialzo solo una settimana fa) e in 132,60 la resistenza. Le medie mobili lavorano ora da supporto dinamico al prezzo sul grafico orario per tentativi che potrebbero rivedere il 133 e 133,35 come estensione, mentre gli short sarebbero da preferire sotto 132 per approdi verso 131,50. Conosciamo il potenziale in termini di escursione di prezzo di questo cambio in caso di grande volatilità, tuttavia mitigata dall’effetto dollaro centrico che contrapporrebbe i due cambi originali. Area 134 e 130,50 i riferimenti.

GbpUsd: molto lineare il quadro tecnico del cable ancora contenuto nel canale rialzista ormai in atto da inizio luglio e dal canale di breve in esso compreso a partire dalla prima settimana di settembre. 1,5880 è senza alcun dubbio il supporto di riferimento, come ben dimostrato dalla media mobile a 21 periodi del 4 ore, per ritorni sui massimi relativi a 1,5960 sui timidi incrementi di volatilità. 1,5830 il punto di approdo invece in caso di violazione al ribasso, al momento non lo scenario da preferire. 1,6075 e 1,5750 i riferimenti nel caso di potenti estensioni dei prezzi.

AudUsd: molto tecnico anche questo cambio, precisamente descritto dal canale rialzista partito da fine Agosto, e suffragato dall’ottima media a 21 periodi del 4 ore. La conferma del fallimento di nuovi massimi a 0,9390 potrebbe indurre un pattern di inversione implementabile al cedimento di 0,9320 per obiettivi a 0,9280 e 0,9220 in estensione. Buono ovviamente il Risk/Reward sulla tenuta appunto di 0,9320 così come sui massimi, dove lo stop&reverse è l’operatività da prediligere.

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