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Coronavirus e Brexit: quali scenari si aprono

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La Brexit va avanti, nonostante il coronavirus. Così aveva dichiarato lo scorso 16 marzo fa il premier britannico Boris Johnson durante una conferenza stampa, spiegando che il divorzio Londra-Bruxelles  “è cosa fatta” e una proroga della transizione oltre la scadenza del 31 dicembre 2020 non è al momento sul tavolo .

“C’è una legge approvata (che vieta l’estensione della transizione) e non intendo cambiarla”, aveva aggiunto il premier britannico, pur precisando che al momento “la questione non è stata discussa” in seno al governo sulla base dell’emergenza coronavirus.

Se l’intenzione era quella, la situazione si sta dimostrando ben più complicata. La già difficile trattativa tra Londra e Bruxelles per definire gli accordi di divorzio ha già subito i primi stop.

Ieri è arrivata la notizia che il capo negoziatore europeo, l’ex ministro ed ex commissario Ue francese Michel Barnier, ha annunciato di essere positivo allo specifico controllo.

“Vorrei informarvi personalmente che ho fatto il test e sono risultato positivo al Covid 19 – ha comunicato Barnier -. Sto bene, il morale è buono”.

Ma il negoziatore ha dovuto ammettere che il problema si è esteso ai suoi collaboratori nel negoziato con Londra, almeno da un punto di vista precauzionale. Non solo. Nelle istituzioni europee di Bruxelles sono stati individuati numerosi casi di contagio da Covid-19, che hanno consigliato di imporre il telelavoro da casa a tutto il personale con esigenze di presenza sul luogo di lavoro non indispensabile.

Prima ancora dell’accaduto, questa settimana era stata annullata la seconda tornata di negoziati faccia a faccia sul dopo-Brexit prevista questa settimana a Londra fra le delegazioni dell’Ue e del governo britannico per via dell’emergenza coronavirus.

La decisione è stata seguita da una comunicazione da parte del portavoce della Commissione europea, che  ha fatto sapere che alla luce della diffusione del Coronavirus la negoziazione con il Regno Unito sulle future relazioni poteva essere riorganizzato, sostituendo le riunioni negoziali a Bruxelles e a Londra con riunioni telematiche.

Negoziazioni via teleconferenza “sono fattibili e auspicabili”, aveva detto il capo dei portavoce, Eric Mamer. A questo punto, con il negoziatore capo dell’UE in quarantena, l’ipotesi di video-negoziati diventa la strada obbligata.

Il grosso dell’attività comunitaria, compresi i summit dei capi di Stato e di governo e i Consigli dei ministri, si stanno ora svolgendo virtualmente in videoconferenza.

Pronta bozza accodo

Nel frattempo, la Commissione europea  ha pubblicato la bozza del testo legale di accordo per le relazioni future col Regno Unito. Si tratta di un documento di circa quattrocento pagine, che prova a definire le regole che vanno dal commercio al trasporto aereo, alle indicazioni geografiche, al copyright.

Il testo è stato preparato per facilitare il negoziato, che comunque continua ad essere tutto in salita, ed ora anche reso più difficile dall’epidemia di coronavirus.