Economia

Continua la corsa dell’inflazione. Ecco la graduatoria dei rincari

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Continua senza sosta la cavalcata dell’inflazione, con il carrello degli alimentari che nel mese di settembre ha sfondato il tetto del 10% fino a toccare l’11,8%. Lo comunica il Codacons, che ha rielaborato gli ultimi dati sull’inflazione forniti dall’Istat.

Nella classifica degli aumenti più forti per i prodotti alimentari, è in testa ancora una volta l’olio di semi, che costa ormai quanto l’olio di oliva. Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, si sono susseguite raffiche di rincari totalizzando a settembre in media un balzo del 60,5% rispetto allo scorso anno. E nei prossimi mesi, se l’emergenza gas e materie prime dovesse proseguire, il prezzo potrebbe salire ancora e superare quello del più pregiato olio di oliva. Anche un altro condimento “povero” come la margarina segna rincari consistenti, con un +26,5%.

Nella graduatoria dei rincari che incidono di più sulla spesa quotidiana ci sono il burro con un +38,1%, mentre il costo del riso sale del 26,4%, la farina di oltre il 24%, la pasta aumenta del 21,6%. Lo zucchero segna aumenti del 18,4%, i gelati del 18,2%.

Anche i prodotti freschi subiscono significativi aumenti dei prezzi, a partire dai vegetali che registrano un +16,7%, seguiti da uova (+16,6%) e pollame (+16,5%). Il latte fresco parzialmente scremato costa il 15,3% in più , il pane il 14,6% e, con la carenza di anidride carbonica, le acque minerali il 12,9%.

Per il capitolo energia, dopo il +103,4% registrato dal costo dell’elettricità (libero + tutelato), l’aumento più forte è segnato da gas naturale e gas di città con +63,7%. Gpl e metano sono a +46,4%, gasolio per riscaldamento a +43,7%.

Con i nuovi picchi dell’inflazione, stangata pari a 2.734 euro all’anno

Secondo i calcoli Codacons, l’inflazione all’8,9% determina una stangata per gli italiani, considerata la totalità dei consumi di una famiglia “tipo”, pari a + 2.734 euro, di cui 657 euro solo per la spesa alimentare, conto che sale a +3.551 euro annui per una famiglia con due figli. Spiega il presidente Carlo Rienzi:

“Siamo di fronte ad uno tsunami economico senza precedenti, e la crescita dei prezzi al dettaglio è destinata purtroppo ad aggravarsi nelle prossime settimane. Il maxi-aumenti del +59% delle bollette elettriche che scatteranno dall’1 ottobre, e i nuovi incrementi del gas alle porte, spingeranno al rialzo l’inflazione, non potendo imprese, esercizi commerciali e attività produttive assorbire costi energetici così elevati, che saranno inevitabilmente scaricati sui listini al pubblico. Il rischio è quello di un crollo verticale dei consumi delle famiglie negli ultimi mesi del 2022, con effetti a cascata sull’economia. Per tale motivo chiediamo al nuovo Governo di disporre subito il taglio dell’Iva sugli alimentari, che a settembre hanno registrato una impennata dell’11,8% con ripercussioni per +657 euro a famiglia, e sui generi di prima necessità, in modo da alleggerire la spesa delle famiglie e contenere gli effetti disastrosi dell’inflazione”.

Consumatori chiedono taglio Iva e bonus per beni di prima necessità

L’ondata di rincari preoccupa soprattutto perché colpisce tutti beni di prima necessità, dall’energia ai generi alimentari, rendendo di fatto impossibile per le famiglie più svantaggiate far quadrare i conti. Le associazioni dei consumatori si mobilitano e chiedono misure di sostegno, tra bonus e taglio dell’Iva, per compensare almeno la stangata sui beni alimentari.

L’Unione Nazionale Consumatori chiede un bonus di 600 euro per le famiglie e calcola che fare la spesa costerà in media 665 euro in più su base annua. Ma si sale a 907 euro per una coppia con 2 figli. “Inutile, invece, tagliare l’Iva del 4% sui beni alimentari”, perché la riduzione della spesa, osserva l’Unc, sarebbe pari appena a 90 euro per una famiglia media e 122 euro per una coppia con 2 figli.

Favorevoli alla sterilizzazione sono invece il Codacons che chiede interventi fiscali sui beni di prima necessità e Federconsumatori che ritiene necessaria “una profonda revisione e riforma delle aliquote Iva” per un “contenimento su tutti i beni primari”.