Economia

Confcommercio: “Crisi non ancora superata, italiani hanno perso 2.000 euro a testa”

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A dieci anni dallo scoppio della crisi, l’Italia non è mai riuscita a recuperare le ingenti perdite accumulate, tanto che ad oggi, secondo i calcoli di Confcommercio, si sono persi circa 2.000 euro a testa di Pil reale rispetto al 2008. E la situazione non sembra destinata a migliorare nel breve periodo. Se non si dovesse impedire un aumento dell’Iva “il progresso del Pil non riuscirà a sforare la soglia dell’1%”.

Sono questi i punti principali illustrare nel rapporto ‘Eredità pesante.
congiuntura difficile e legge di bilancio complessa’ presentati ieri dal presidente di Confcommercio Carlo Sangalli e il direttore dell’Ufficio Studi Mariano Bella.

Senza aumento dell’Iva, si legge nella ricerca, il Pil aumenterebbe dell’1,1% nel 2019, in caso contrario invece la crescita si fermerebbe tra lo 0,7 e lo 0,8%. L’aumento dell’Iva si tradurrebbe inoltre in un aggravio della spesa annuale a persona di oltre 2012 euro.

E se anche l’associazione dice che va bene la flat tax, Sangalli avverte
che “tutto ciò che rientra nel perimetro della riduzione delle tasse ci trova favorevoli, purché non si baratti con l’Iva”.

“Negli ultimi 10 anni – ha spiegato Sangalli –   ogni cittadino italiano ha perso circa 2.000 euro di reddito. Pesano i difetti strutturali della nostra economia, gli eccessi di tasse e burocrazia, i deficit di legalità e infrastrutture, ma quello che ci preoccupa di più è che a causa di un’economia che mostra evidenti segnali di rallentamento, la prossima Legge di Bilancio diventa un esercizio particolarmente delicato”.

Per tornare a crescere, ha ribadito infine Sangalli,

“la priorità assoluta resta la riduzione delle tasse, evitare l’aumento dell’Iva è il primo passo per scongiurare una nuova crisi dei consumi”.