
L’Italia rischia una manovra correttiva in primavera. A lanciare l’allarme è la Cgil, per voce di Danilo Barbi, che ha affrontato la questione nel corso di una audizione sulla legge di bilancio, tenuta davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato.
Il verdetto della Cgil è inequivocabile: la legge di bilancio viene bocciata dal sindacato, così come viene bocciata la “filosofia dei bonus”, che si è sostituita ai “diritti”. Insomma, basta a scommettere “di nuovo su forme di decontribuzione che non hanno funzionato, invece che sulla creazione diretta di lavoro”.
Così Barbi:
Esiste il “rischio abbastanza evidente di un aggiustamento di bilancio in primavera” a causa delle “entrate piuttosto estemporanee” previste nella legge di bilancio con un decreto collegato “pieno di condoni, fatti per fare cassa”.
La legge di Bilancio non corrisponde “affatto all’urgenza e alle necessità della condizione sociale del Paese, non serve a rimettere in moto il Paese, a ridurre le diseguaglianze che sono fortemente aumentate e a ricreare occupazione giovanile e femminile, soprattutto nel Mezzogiorno”, per non parlare del fatto che contiene “tratti persino elettoralistici anche se non ci sono elezioni annunciate”. In poche parole: “manca una vera politica industriale”.
Questo, mentre nella mattinata arriva il comunicato congiunto dei sindacati, sul tracollo dei Centri per l’Impiego. Le federazioni del pubblico di Cgil Cisl e Uil, ovvero Fp-Cgil Cisl-Fp Uil-Fpl scrivono così in una nota, in merito alla mobilitazione dei centri stessi, prevista per il prossimo lunedì, 7 novembre, a Roma:
“A quasi 2 anni dalla riforma delle Province e ad oltre un anno dall’approvazione dei decreti di riordino degli istituti del mercato del lavoro, i Centri per l’Impiego sono al tracollo. Mentre il sovrapporsi di norme nazionali e regionali ha creato un quadro estremamente differenziato regione, per regione, che ha reso incerto il futuro dei centri per l’impiego e mette a rischio i servizi, già a partire da gennaio. Tra poco più di un mese, infatti, se non interverrà un provvedimento normativo verrà meno la possibilità , da parte del ministero del Lavoro, di contribuire alle spese di funzionamento dei Cpi, come anche la possibilità per Province e Città metropolitane di prorogare e stabilizzare i contratti del personale precario in servizio“.
Di conseguenza, si legge nel comunicato, per assicurare ai cittadini i servizi per l’impiego e ai lavoratori garanzie occupazionali e un futuro meno incerto, le organizzazioni sindacali hanno proclamato lo stato d’agitazione del personale, hanno chiesto al ministro del Lavoro un incontro e, per lunedì 7 novembre alle ore 14.00, hanno indetto un presidio nazionale, davanti alla sede del ministero del Lavoro.