Società

Casta siciliana piange: “solo” 200.000 euro per gli stenografi

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

ROMA (WSI) – Stenografi maltrattati. Gli hanno abbassato lo stipendio a 200.000 euro all’anno. Così poco per battere i tasti e redigere i resoconti delle sedute dell’Assemblea regionale siciliana? Sì, così “poco”.

Già con 4.973 euro al mese nette, per quindici mensilità, non è che uno stenografo palermitano viveva benissimo. E adesso che si dovrà accontentare di quattromila sarà un dramma, quel dramma isolano così sintetizzato da Gianfranco Miccichè, il quale non a caso ha tentato di farsi eleggere (invano) al parlamento di Strasburgo dove si guadagna da nababbi: «Con 4.000 euro al mese non si può vivere».

I NUOVI POVERI

C’è un’atmosfera di vittimismo e pauperismo dunque all’Assemblea siciliana perchè i vertici hanno deciso che occorre adeguarsi alle norme sui tetti delle retribuzioni pubbliche decise dal governo Renzi. E apriti cielo. E’ finita la pacchia? Un po’ sì e un po’ no. Perchè, in gran parte, i tagli riguarderanno il futuro. Le pensioni non saranno toccate. E gli emolumenti da favola dei super-burocrati e dei burocrati non sanguineranno granchè, e non è detto che torneranno a sorridere quando il ciclone Renzi si sarà fermato – se si fermerà – e l’albero della cuccagna tornerà a fiorire.

L’AVVENIRE

«Il tetto dei 240 mila euro di stipendio annuo per i dirigenti dell’Assemblea regionale siciliana varrà solo per il futuro». Così ha annunciato il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone. Intanto c’è la trattativa con i sindacati, e «sviscereremo tutte le posizioni, non vogliamo salvaguardare nessuno. Ma certo vorremmo evitare i contenziosi, come spesso accade nei piccoli comuni».

Paura dei contenziosi, fiducia nel futuro (i risparmi dovranno riguardare l’avvenire), pensioni d’oro che restano d’oro perchè le pensioni d’oro di Ars e Palazzo d’Orleans, cioè la Regione, sono intoccabili, e comunque un commesso non potrà prendere più di 92.000 euro all’anno e finora ne prendeva di più.

Mentre il segretario generale di Palazzo dei Normanni incassa per 15 volte all’anno 11.590 euro al mese, un consigliere parlamentare 6.984, un segretario parlamentare 4.321, un coadiutore parlamentare 3.511, un assistente parlamentare 2.898. Ora – o poi – i consiglieri non potranno superare i 240.000 annui, gli stenografi si devono fermare a 200.000, i segretari a 145,000, i coadiutori a 100.000 e gli assistenti a 92.000. La cinghia che era larghissima si stringe ma resta larga assai. E comunque, c’è un’eccezione.

Dovrebbe riguardare il segretario generale dell’Ars, la figura di vertice dell’amministrazione, che percepirebbe un’indennità speciale. Superiore al tetto che vale per tutti e che si può impennare toccando quota 264.000 euro all’anno. Oggi nell’organigramma dell’Ars almeno una dozzina di superburocrati – il segretario generale, i tre vice, il datore di lavoro (cioè il gestore dei servizi tecnici), i nove direttori di servizio – stanno in molti casi molto al di sopra del tetto massimo di retribuzione che si va a introdurre. Ma c’è un particolare salva-tutti, o almeno che salva i grand commis più anziani e benestanti.

Ed è questo lo spiraglietto prezioso, la clausola di buona fuoriuscita, che si sta definendo. Chi lascia l’amministrazione entro un anno, mantiene il super-stipendio e il «maturato contributivo». Significa che conserva anche il diritto a una pensione d’oro. Pare che questa sia la norma grazie alla quale Ardizzone ha avuto il lasciapassare dei pezzi da novanta dell’Ars.

Restano top secret gli incassi del segretario generale. Secondo il presidente siciliano Crocetta, che ha bandito dall’inizio l’arma dei tagli alla politica per farsi bello in tempi di anti-politica e per lisciare il pelo ai grillini, l’attuale segretario generale Sebastiano Di Bella prenderebbe addirittura 650mila euro annui. Ma più probabilmente – e la richiesta di trasparenza su queste cifre è un tormentone dei partiti nell’Ars – i suoi emolumenti si aggirerebbero intorno ai 500mila euro. Briciole, come è evidente.

VITALIZI

Una questione nella questione è quella dei vitalizi per i condannati per mafia. Ci sarà «sospensione e non revoca», annuncia Ardizzone. Il che significa sospensione e non revoca anche per il vitalizio di Totò Cuffaro. A proposito di pensioni, sono 209 i pensionati dorati della Ars, cioè quelli che ricevono un assegno da 100 a oltre 200.000 euro lordi all’anno. Che si aggiungono a tutti gli ex deputati che prendono 92.000 euro. Alla Regione, cifre altrettanto clamorose. 296 le pensioni erogate da Palazzo d’Orleans tra i 100 e i 200.000 euro. In gran parte si tratta di ex direttori generali, alcuni dei quali andati a riposo prima dei 60 anni. Sul fronte stipendi d’oro, oltre i 150.000 euro all’anno ci sono tutti i 27 dirigenti generali, dal segretario generale Patrizia Monterosso (che si è ridotta lo stipendio da 200.000 a 140.000 euro) ad esterni come Marco Lupo (160.000).

Ora si cambia tutto. O almeno un po’. Ma piano piano e senza esagerare. Perchè insomma – annuncia Ardizzone – non bisogna criminalizzare i dipendenti dei Palazzi siciliani: «Passerò per difensore della casta, ma anche io mi sono abbassato lo stipendio. E non di poco».

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Il Messaggero – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

Copyright © Il Messaggero. All rights reserved