Economia

Bri: debito famiglie spia di una crisi bancaria. Bene Italia, a rischio la Cina

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Anche il debito delle famiglie, ma anche quello internazionale, specie quando associati ai dati sui prezzi degli immobili, sono delle ‘spie’ utili per capire se c’è il rischio dell’insorgere di una crisi bancaria in un Paese.

Ad aggiornare gli indicatori di allerta è un’analisi della Bri, la ‘banca delle banche centrali’ con sede a Basilea che delinea già da alcuni anni un cruscotto con avvertenze rosse o gialle nei diversi Paesi. L’Italia, spesso sul banco degli accusati, non evidenzia situazioni di pericolo almeno a livello aggregato che emergono invece in altri paesi come il Canada, Cina, Russia e Hong Kong.

Certo poi i timori per le crisi bancarie sono sempre presenti. Anche per questo lo studio della Bri amplia gli indicatori utilizzati dalla banca per monitorare regolarmente le attività bancarie dei vari paesi. Fino ad ora l’istituto si
basava su tre fattori: l’indice di copertura del servizio del debito (DSR) ovvero la quota di pagamenti in linea capitale e interessi rispetto al reddito del settore privato non finanziario, il gap credito/pil dal loro andamento di medio lungo periodo, e lo scostamento dei prezzi degli immobili dal loro andamento a lungo termine.

A questi andrebbero aggiunti degli indicatori piú specifici appunto come la quota di reddito che le famiglie usano per pagare i debiti e i debiti internazionali delle banche.

Come dicevamo, l’Italia mostra in questo senso dei dati non preoccupanti, almeno a livello aggregato. E’ chiaro che questo tipo di analisi non è uno stress test (o un’azione di vigilanza come lo Srep) che analizza i singoli bilanci banca per banca e dal quale possono emergere singole situazioni di difficoltà.

La pubblicazione dell’ultimo rapporto trimestrale è anche l’occasione per la Bri di accendere i fari sulla volatilità dei mercati di febbraio, che hanno interrotto un lungo periodo di insolita calma, evidenziando il difficile compito delle banche centrali di normalizzare le politiche monetarie accomodanti. E’ quanto scrive l’istituto di Basile, sottolineando come “i responsabili delle politiche non devono avere paura della volatilita. Lungo il cammino verso la normalizzazione delle politiche monetarie, un certo livello di volatilita puó essere anzi di aiuto”.

“La brusca correzione dei mercati azionari – spiega la Bri – é stata innescata dalle preoccupazioni relative alle prospettive inflazionistiche degli Stati Uniti e al loro probabile impatto sui tassi di interesse e mostra quanti rischi abbiano preso gli fun run 3 hack
operatori di mercato durante il recente periodo di volatilità estremamente bassa”.  “Non c’è dubbio, le tensioni hanno eliminato alcune posizioni, agendo un po’ come un ‘reset’. Ma il quadro complessivo non e cambiato in modo sostanziale”, ha affermato Claudio Borio, Capo del Dipartimento monetario ed
economico della BRI.