
Il Consiglio europeo ha annunciato la possibilità di passare alla “seconda fase” dei negoziati sulla Brexit, quando poco più di un anno e tre mesi restano per mettere nero su bianco le regole sulle future relazioni fra Ue e Regno Unito.
E’ quanto è stato comunicato dai leader europei al termine di due giorni di incontro a Bruxelles con la premier Theresa May. Secondo l’agenzia di rating Moody’s restano “sostanziali” i rischi che si giunga a un nuovo punto morto ora che i termini dei nuovi rapporti Ue-Regno Unito debbono entrare nel dettaglio.
“Mi aspetto negazioni molto, molto difficili”, ha detto venerdì alla Cnbc Zsolt Darvas, senior fellow del think-tank Bruegel, “alla fine, penso che l’accesso ai servizi finanziari sarà limitato per le imprese con sede nel Regno Unito e quindi un certo numero di aziende si trasferiranno nel continente”. Ci si attende che il passaporto che permette alle istituzioni finanziarie britanniche di vendere i propri servizi in tutta Europa sarà in qualche modo rivisto, se non rimosso del tutto. “Penso che ci sia una forte volontà da parte dei 27 ad avere un accordo sul commercio relativamente libero”, ha aggiunto Darvas, sostenendo però che non si farà la scelta delle ciligie (“cherry picking”) consentendo libertà alle banche londinesi, ma non ai cittadini Ue che vogliono lavorare nel Regno Unito.
Kallum Pickering, senior economist presso Berenberg ha fornito un scenario probabilistico sugli esiti dei negoziati: il più probabile (45%) è quello di una semi-soft Brexit, nel quale “il Regno Unito rimane abbastanza vicino alle regole dell’Ue per molti beni e alcuni servizi per evitare un confine difficile in Irlanda”. Più probabile poi (30%) una Brexit morbida (una sorta di accordo in stile Norvegia) che una Brexit propriamente dura (20%). Infine, l’ipotesi di una retromarcia sulla scelta di uscire dall’Ue è data al 5%.