È partito il conto alla rovescia per quello che si annuncia il giorno decisivo per la Brexit. Domani, la Camera dei comuni voterà l’accordo negoziato da Theresa May con Bruxelles per il divorzio di Londra dall’Ue. La premier si gioca dunque l’ultima carta per salvare la propria intesa con l’Ue. E poche ore prima del voto, mette in guardia: se il Parlamento non approverà il piano concordato con Bruxelles è probabile che la Brexit non si farà affatto.
In tal caso, una mancata Brexit sarebbe “una violazione catastrofica e imperdonabile della fiducia nella nostra democrazia” ha fatto sapere ieri May sul Sunday Express.
Nel frattempo, riporta la Bbc online, Downing Street sarebbe allarmata dalla prospettiva – in caso di una bocciatura del piano May in Parlamento – che i deputati possano sottrarre al governo l’iniziativa sulla Brexit. Secondo quanto riporta il Sunday Times, infatti, un gruppo interpartitico di parlamentari vuole cambiare le regole ai Comuni in modo che le mozioni dei deputati senza incarichi di governo possano avere la precedenza sulle direttive di Downing Street se la May viene sconfitta: una prospettiva, questa, che di fatto emarginerebbe la premier.
Non è detto che data Brexit del 29 marzo sarà rispettata
Il tutto mentre, secondo indiscrezioni, in Parlamento ci sarebbe chi sta lavorando per procrastinare l’uscita dall’Unione europea a dopo il 29 marzo o addirittura far saltare la Brexit.
Intervenuta sul tema, in un discorso programmato per oggi, May ha avanzato tutti i propri dubbi sul compimento della Brexit in caso di No deal e ha precisato che la data della Brexit “non dovrebbe essere rinviata”. La premier, sempre più oggetto di pressioni per chiedere una proroga, non ha tuttavia escluso del tutto questa prospettiva.
“Non credo che la data del 29 marzo dovrebbe essere rinviata”, ha detto l’inquilina di Downing Street al parlamento alla vigilia del cruciale voto sull’accordo sulla Brexit da lei negoziato con i leader dell’Unione Europea.
E fermare la Brexit rappresenterebbe il tradimento di milioni di elettori che hanno scelto di lasciare l’Ue nel referendum del 2016.
Secondo l’analisi della Banca d’Inghilterra, un’uscita caotica dall’Ue potrebbe avere gravi contraccolpi su sterlina e prezzi delle case, facendo precipitare il Regno Unito in una recessione peggiore della crisi finanziaria di dieci anni fa.