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Brexit, ore contate per May: annunciata data dimissioni

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Ore contate per Theresa May. Dopo quasi tre anni passati, senza successo, a cercare di separare il Regno Unito dall’Unione Europea, la premier britannica ha annunciato oggi la data delle sue dimissioni. Se ne andrà il 7 giugno. May, che abbandonerà anche il ruolo di leader dei conservatori, ha detto di “aver fatto il possibile per trovare un accordo” condiviso.

Il governo fisserà un calendario per l’avvio delle procedure di nomina del suo successore, probabilmente il prossimo 10 giugno, dopo la visita nel Regno Unito del presidente americano Donald TrumpDonald Trump, prevista il 3 giugno.

L’annuncio è arrivato dopo l’incontro di questa mattina con Graham Brady, presidente del 1922 Committe, l’organismo del Partito conservatore che rappresenta i deputati senza incarichi di governo. In sostanza, la base parlamentare del partito.

Secondo il Times, già nella nella serata di mercoledì, la premier avrebbe respinto il tentativo di costringerla ad abbandonare il suo incarico da parte dei settori del governo e del Partito conservatore contrari al nuovo piano per la Brexit.

A far scattare la nuova rivolta all’interno del governo sono state le modifiche al piano per la Brexit annunciate dalla premier, in particolare la possibilità che Westminster voti per indire un nuovo referendum.

In polemica con May, due giorni fa si è dimessa dal governo Andrea Leadsom, la responsabile dei rapporti con il Parlamento, contraria al nuovo piano per l’uscita dalla Ue. In una lettera alla premier, la Leadsom ha spiegato di “non credere più che il nostro approccio realizzerà il risultato del referendum” del 2016. Downing Street ha riferito di una premier “contrariata” dalle dimissioni, ma che “rimane concentrata nel realizzare la Brexit per la quale la gente ha votato”.

L’incertezza continua a pesare sulla sterlina

Antoine Lesné, responsabile Strategia e Ricerca EMEA di SPDR ETFs (State Street Global Advisors), osserva che dopo molti tentativi di far approvare il suo accordo sulla Brexit, non sorprende che l’isolamento del Primo Ministro Theresa May all’interno del suo stesso governo e del suo stesso partito stia per concludersi.

“Possiamo quindi aspettarci l’inizio di una nuova era senza incertezze per la Brexit? Probabilmente no. Potrebbe anche trattarsi di un clamoroso segnale del fatto che i risultati delle elezioni europee non sono positivi per i principali partiti, in particolare per i Tories, ma questo lo scopriremo solo domenica”.

“L’incertezza quindi permane e continua a pesare sulla sterlina. Il caos persiste e le probabilità di giungere a un accordo prima del 31 ottobre 2019 non sono aumentate. È difficile immaginare che l’articolo 50 venga cancellato e anche il possibile conseguente impatto positivo che questo avrebbe per la sterlina. Tuttavia ci sono alcune notizie positive: nonostante l’incertezza che grava sull’economia britannica, la disoccupazione rimane storicamente bassa, la crescita salariale è ancora positiva e l’inflazione è vicina al target della Bank of England”.

“In mancanza di un catalizzatore migliore, gli investitori potrebbero anche indirizzarsi in maniera prudente verso le azioni del Regno Unito. Gli investitori nazionali possono beneficiare delle esposizioni internazionali e di una sterlina più debole, mentre sul fronte obbligazionario continuiamo a concentrarci sulla parte breve della curva dei Gilt per via della mancanza di chiarezza sulla direzione che prenderanno le negoziazioni sulla Brexit“.