Economia

Brexit, no deal significherà scaffali vuoti e rincaro prezzi

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Mentre Theresa May annuncia ai parlamentari conservatori che il voto sull’accordo per la Brexit si terrà il 13 febbraio, secondo fonti citate da Sky News, arrivano altri avvertimenti circa l’impatto di un no-deal sul settore retail già in affanno.

Il Guardian oggi riporta che gli amministratori delegati di Sainsbury, Asda, Marks & Spencer, Co-op e Waitrose, hanno scritto al governo inglese mettendolo in guardia sugli effetti di un no-deal per la Brexit che significherebbe un’interruzione importante delle forniture alimentari.

La lettera, appoggiata dall’ente commerciale British Retail Consortium, avverte anche che i prezzi dei generi alimentari aumenteranno, poiché quasi un terzo del cibo consumato in Gran Bretagna proviene dall’UE e sarebbe soggetto a dazi all’importazione se il Regno Unito dovesse uscire senza un accordo.

Siamo estremamente preoccupati che i nostri clienti saranno tra i primi a sperimentare la realtà di un no-deal per la Brexit. Prevediamo rischi significativi per mantenere la scelta, la qualità e la durata del cibo che i nostri clienti si aspettano nei nostri negozi, e ci saranno inevitabili pressioni sui prezzi degli alimenti da maggiori costi di trasporto, svalutazione della valuta e tariffe.

I rivenditori al dettaglio hanno espresso particolare preoccupazione per i cibi freschi, affermando che è impossibile fare scorta di prodotti come insalata e frutta. Inoltre, a loro dire, ci saranno anche “gravi problemi” a Calais, una via chiave per le importazioni food nel Regno Unito, che porterà a ridurre potenzialmente il commercio di merci di quasi il 90%, poiché il governo francese ha dichiarato che applicherà controlli sanitari e doganali sulle esportazioni dall’UE, il che causerà lunghi ritardi.

“Per i consumatori, questo ridurrà la disponibilità e la durata di molti prodotti nei nostri negozi”.