Economia

Brexit, May sfida la rivolta dei Tory: “senza di me, niente Brexit”

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Resta alta la tensione  in Gran Bretagna in vista dell’accordo sulla Brexit. Di fronte alle pressioni dei falchi Tory che vorrebbero sfiduciare Theresa May, la premier non si fa da parte, e avverte che un cambio di cavallo “non renderebbe i negoziati più facili, né cambierebbe l’aritmetica parlamentare”.

Intervistata da SkyNews, il primo ministro d’oltremanica è arrivata a dire:

“Se salto io, ci potrebbero essere nuovi scenari che potrebbero mettere a repentaglio la Brexit”. 

Tradotto: o accettate il mio piano, oppure rischia di saltare il divorzio di Londra dall’Ue. May esclude dunque di dimettersi, dice di non esser distratta dagli “insulti” e stima che al momento non sia stato raggiunto il quorum di 48 deputati per rimettere ai voti la sua leadership nel Partito Conservatore.

Mentre sul fronte interno non si arrestano le polemiche, i 27 hanno dato ‘ampio sostegno’ al testo dell’accordo sulla Brexit, che è pronto quindi per ricevere l’ok formale oggi dai ministri al Consiglio affari generali art. 50.

Lo riferisce l’agenzia ANSA da fonti diplomatiche europee al termine della riunione degli ambasciatori dei 27. L’unico punto ancora rimasto aperto riguarda l’eventuale estensione del periodo di transizione.

Non si lavora ad un piano B, è stato spiegato, anche perché Bruxelles “non vuole creare ulteriore insicurezza” e “non possiamo influenzare” la situazione a Londra.

Per l’eventuale estensione del periodo di transizione si è in in attesa di capire insieme a Londra quanto oltre il 31 dicembre 2020 i britannici possano immaginare di ‘sforare’ per trovare una soluzione definitiva al confine irlandese senza che scatti il backstop. Il nodo si lega infatti anche ai contributi che la Gran Bretagna dovrà pagare al bilancio Ue 2021-2027 se si dovesse prolungare la transizione.