Economia

Brexit, Londra: “Se Ue blocca l’accordo si rischia crisi bancaria globale”

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LONDRA (WSI) – L’Unione europea rischia di aprire le porte ad un’altra crisi finanziaria globale se si rifiuta di dare alle banche inglesi un buon accordo commerciale. La previsione nefasta la danno due ministri britannici di alto livello, il cancelliere dello scacchiere Philip Hammond e il segretario della Brexit David Davis.

Nei colloqui sul divorzio di Londra da Bruxelles è emerso un nuovo campo di battaglia da non sottovalutare, ossia l‘industria finanziaria. Sia Hammond che Davis hanno dichiarato di volere una stretta cooperazione tra le autorità di regolamentazione dell’UE e del Regno Unito dopo l’uscita di Londra come parte di un accordo commerciale espansivo che copre sia i beni che i servizi finanziari.

“Questo permetterà ad entrambe le parti di continuare il loro lavoro assicurando che “una catastrofe” come l’incidente del 2008 non si ripeta”.

Così hanno scritto i ministri in una rubrica per il quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung.

“Dobbiamo raddoppiare il nostro sforzo collettivo per garantire di non mettere a repentaglio la stabilità finanziaria così duramente conquistata, ottenendo un accordo che sostenga la collaborazione all’interno del settore bancario europeo, anziché costringerlo a frammentarsi “.

L’ intervento del governo britannico ha come obiettivo quello di trovare un accordo commerciale più ambizioso di quanto l’UE sembri attualmente disposta a offrire, prima che i 27 Stati membri restanti si decidano. L’ UE e il Regno Unito dovrebbero iniziare formalmente a discutere i loro futuri legami commerciali nel mese di marzo.

Martedì scorso, il capo della Commissione europea, Michel Barnier, negoziatore principale per la Brexit, ha rafforzato la sua posizione dura nei confronti del settore bancario, dopo un precedente avvertimento secondo cui il tema banche non costituirà parte integrante dell’accordo commerciale decretando la fine dei “passaporti” per il settore finanziario del Regno Unito.  Barnierh sostenuto che non c’ è alcuna possibilità che al settore finanziario britannico venga concesso lo status di “equivalenza generalizzata” degli standard, che consentirebbe alle aziende di continuare ad operare relativamente liberamente.