NEW YORK (WSI) – L’effetto contagio in Europa è una delle conseguenze nefaste più temute in caso di vittoria del fronte del “Leave” al referendum sulla Brexit. Ma anche in caso di vittoria marginale degli europeisti, sicuramente crescerebbe il desiderio dei partiti euro scettici con grande seguito popolare in patria, come il Front National in Francia e la Lega Nord e il MoVimento 5 Stelle in Italia, per indire un simile voto popolare.
Uno degli argomenti dei promotori del No all’Europa nel Regno Unito è che il paese ha scelto di entrare a fare parte del mercato comune nel 1975, ma non ha mai deciso di partecipare a un’unione politica, elemento non necessariamente indispensabile per poter intrattenere buoni rapporti commerciali tra gli Stati.
Oggi 46,5 milioni di britannici sono chiamati alle urne per decidere se vogliono rimanere o abbandonare l’Unione Europea. Gli analisti sono preoccupati che a prescindere dall’esito, il referendum farà sentire il suo impatto sul resto d’Europa.
Vista la crescita dei populismi e il successo dei partiti estremisti sia a destra (Polonia, Ungheria, Francia), sia a sinistra (come in Grecia e in Spagna, dove si terranno elezioni anticipate tra tre giorni), il referendum sulla Brexit potrebbe creare un precedente, rappresentando una minaccia per la stabilità dell’economia globale e potrebbe cambiare per sempre lo scenario politico europeo.
Anche se non è detto che altri paesi europei seguiranno subito l’esempio del Regno Unito e decideranno di lasciare il blocco a 28, sicuramente l’evento “pianterà il seme del dubbio“, secondo quanto riferito all’emittente Cnbc da Paolo Dardanelli, professore in politica comparativa all’Università di Kent, in Inghilterra.
L’euroscetticismo è in aumento nel Vecchio Continente, alimentato dal diffondersi di un sentimento anti immigrazione e dalla sensazione che l’economia europea sia ancora in profonda crisi. Il tasso di disoccupazione è su livelli molto elevati nei paesi del Sud d’Europa.
Sei paesi su sette sono per lasciare UE
Gli analisti e opinionisti sono concordi su un punto: a prescindere da quale sarà il risultato stanotte, l’impatto su Londra e Bruxelles sarà significativo. Un sondaggio condotto da YouGov, che alle 22 locali di oggi trasmetterà i primi pseudo exit poll affidabili sul referendum, ha mostrato che su un campione di sette paesi interpellati, sei sceglierebbero di abbandonare l’Ue nel caso di Brexit.
Svezia, Danimarca, Francia e Italia sono i paesi dove il sentiment anti europeo è più acceso. In caso di vittoria dei “Leave” e di concretizzarsi della Brexit (anche se ci vorranno almeno due anni e forse bisognerà aspettare fino a dieci anni in totale), il 69% degli svedesi è convinto che altri paesi usciranno dall’Europa Unita. Il 66% dei danesi e il 57% dei norvegesi la pensa allo stesso modo.
In un sondaggio condotto da TNS Pubblic Affairs, è emerso che il 41% dei francesi interpellati è a favore dell’uscita del Regno Unito dall’Ue e che il 52% pensa che i cittadini britannici voteranno contro l’Europa. Il 53% di loro pensa anche che finanziariamente non cambierà nulla con Londra fuori dai giochi.
“Dal punto di vista europeo, da una parte c’è l’incertezza sull’esito del referendum, dall’altra c’è il problema dei tanti partiti euroscettici e populisti. Comunque vada, sia che vincano i No sia che vincano i Si all’Europa, penso che i giorni di maggiore integrazione sono finiti” per buona pace della Germania e della Cancelliera Angela Merkel”, ha osservato Carsten Nickel, politilogo di Teneo Intelligence.
Lo stesso Donald Tusk, il presidente del Consiglio Europeo, ha aperto all’idea che anziché andare a testa bassa verso una sempre più stretta integrazione tra i paesi, vengano ridiscussi i termini dei trattati principali, ridiscutendo insieme la possibilità di lasciare maggiore sovranità ai singoli paesi membri in alcuni aspetti importanti.
Fonte: Cnbc