Un “accordo di associazione” che potrebbe dare alla Gran Bretagna l’accesso al mercato unico “privilegiato” e l’adesione alle agenzie dell’Unione europea: questo è quanto vorrebbe il Parlamento europeo, guidato dal suo portavoce Guy Verhofstadt, per le relazioni fra Londra e Ue dopo la Brexit. I piani sono stati rivelati ai parlamentari britannici durante gli incontri a Bruxelles questa settimana.
La risoluzione offre un’alternativa alla posizione della squadra dell’Unione europea che conduce il negoziato con Londra e che pensa a un accordo di libero scambio in stile Canada per le relazioni future. Il Parlamento europeo vorrebbe mantenere un legame post Brexit molto più stretto. Un accordo di associazione significa infatti la condivisione di un accordo di libero scambio con l’Ue (che tende a variare paese per paese), di una parte dell’acquis europeo, la cooperazione anche in aree come difesa e sicurezza, ambiente energia, scienza o istruzione. Gli accordi di questo tipo includono spesso una clausola sul rispetto dei diritti umani e dei principi democratici.
Un esempio è l’accordo firmato nel 2014 dall’Ue con l’Ucraina, che permette al Paese alti livelli di accesso al mercato unico come membro non Ue, in particolare nel settore dei servizi finanziari. L’Ue ha accordi del genere anche con Georgia, Moldova e con alcuni Paesi dei Balcani occidentali. Questi accordi possono anche fornire ai Paesi non Ue la possibilità di essere coinvolti in varie agenzie e programmi dell’Unione.
L’idea è alle sue fasi iniziali. Il Parlamento intende sottoporre la proposta al voto della plenaria, più avanti nel mese di marzo. In caso la risoluzione diventi concreta, è dubbio che il Primo Ministro britannico Theresa May concorderebbe. Un accordo di associazione completo tra il Regno Unito e Ue sarebbe con probabilità soggetto all’arbitrato della Corte di giustizia europea, un punto escluso dai sostenitori del Leave.
C’è un’altra difficoltà: secondo il diritto europeo, gli accordi di associazione devono essere ratificati dal Parlamento europeo, dal Consiglio europeo e dai parlamenti nazionali e regionali di tutti i 27 Stati membri. Un’impresa che spesso richiede anni.