Economia

Brexit, due opzioni: no-deal o secondo referendum

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L’accordo sulla Brexit siglato tra Londra e Bruxelles ha come ultimo grande ostacolo da superare, il più importante, il voto del parlamento inglese. La discussione inizierà già domani, martedì 4 dicembre e l11 ci sarà il giudizio dei parlamentari. A mettere sotto pressione il premier inglese i suoi oppositori ma anche un nutrito numero di conservatori che non è riuscito a mandar giù un accordo che pare troppo sbilanciato a favore dell’Europa.

Ma all’orizzonte potrebbe delinearsi anche un secondo referendum. A parlarne alla Bbc Micheal Gove, principale consigliere per i Brexiteers. Se il primo ministro Theresa May non riesce ad ottenere l’ok al suo accordo Brexit dal Parlamento l’11 dicembre, c’è il rischio che si possa innescare un secondo referendum UE. Gove, una figura di spicco della campagna Leave nel 2016, ha detto alla BBC:

“C’è un rischio reale che se non votiamo per questo accordo ci può essere una maggioranza nella Camera dei Comuni per un secondo referendum.

Lìavvertimento di Gove arriva dopo il partito laburista ha minacciato un voto di sfiducia per la May se i parlamentari rifiuteranno il suo accordo, mentre il partito di opposizione cerca di innescare un’altra elezione generale. Se questo fallisce, allora i laburisti cercheranno il sostegno della Camera dei Comuni per un secondo referendum.

Quindi secondo referendum o no-deal come ha sostenuto il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk. Parlando a una conferenza stampa poco prima dell’inizio del vertice del G20 in Argentina, il numero uno del Consiglio Ue ha cercato di rassicurare i leader mondiali sul fatto che l’UE sarebbe pronta per uno scenario no-deal per la Brexit qualora la Camera dei comuni britannica respinga il trattato di ritiro concordato con il primo ministro Theresa May.