(9Colonne) – Roma, 17 lug – Una ricerca su 6.945 brevetti dimostra che all’innovazione partecipano pochi attori esterni all’impresa. Quando c’è travaso di conoscenza è da soggetti legati agli inventori anziché alla localizzazione dell’azienda. Nella grande maggioranza dei casi l’innovazione è un processo tutto interno all’impresa, e se l’interazione informale con qualcuno di esterno si rivela importante, è più facile che questi sia localizzato lontano, anziché vicino. Lo evidenziano Myriam Mariani, assistant professor dell’Istituto di economia politica e del Cespri, il Centro di ricerca sui processi di innovazione e internazionalizzazione dell’Università Bocconi, e Paola Giuri della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa nell’articolo “Proximity of inventors and knowledge flows”, che si è aggiudicata il premio per il miglior paper tra i 170 presentati alla Druid (Danish research unit for industrial dynamics) summer conference di Copenhagen. Analizzando il processo che ha portato al deposito di 6.945 brevetti in Europa, le due ricercatrici rilevano che il 54,4% di essi è stato realizzato senza nessuna interazione informale con l’esterno (a conferenze, incontri, ecc.; si fanno salvi i contatti formalizzati da accordi o contratti aziendali). In meno di un terzo dei casi (29,1%) le interazioni ci sono state e si sono rivelate significative, Inoltre, per il 20,65% dei brevetti le interazioni con soggetti lontani sono state più significative di quelle con soggetti vicini, mentre il contrario è vero solo nell’8,05% dei casi. A una maggiore intensità di ricerca e sviluppo dell’impresa corrisponde un minore ricorso all’interazione con l’esterno nel corso del processo di innovazione.
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