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Borse Usa: S&P 500: rally senza sosta, +100% dai minimi Covid

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Un balzo del +100% in 354 sedute: è il rally fatto dall’indice Usa S&P 500 dal 23 marzo 2020, giorno in cui è stato toccato il minimo nella fase più difficile nella fase di crisi del COVID, a ieri 16 agosto quando alla chiusura dei mercati americani il benchmark ha chiuso a un record di 4.479,71 punti. Si tratta del rialzo più veloce dalla Seconda Guerra Mondiale.

Più lenta la ripresa durante la crisi finanziaria, quando l’S&P 500 aveva toccato il fondo a 676,53 il 9 marzo 2009 e il benchmark aveva successivamente raddoppiato il valore il 27 aprile 2011. In media, i mercati rialzisti impiegano più di 1.000 giorni di negoziazione per raggiungere quel traguardo, ha mostrato l’analisi.

Cosa c’è dietro il rally dello S&P 500?

Secondo molti analisti, il recupero veloce a Wall Street si deve attribuire allo stimolo monetario e fiscale senza precedenti messo in atto dalle banche centrali per la massiccia crisi pandemica. Al culmine della crisi lo scorso anno, la Federal Reserve ha ridotto i tassi di interesse quasi a zero, mettendo in atto un massiccio piano di acquisto di bond (120 miliardi di dollari). L’azione di salvataggio è arrivata quando l’S&P 500 ha subito il suo calo più rapido nella storia ( – 30%).

Nel frattempo, il governo ha iniettato trilioni di dollari nell’economia tramite pagamenti diretti e assicurazione contro la disoccupazione a molti americani in difficoltà.

Ma non c’è solo la Fed dietro il rally di Wall Street. Un supporto fondamentale è arrivato dalla crescita degli utili. I profitti aziendali sono balzati dal fondo della pandemia, con le società S&P 500 che hanno registrato una crescita degli utili del 53% su base annua per il primo trimestre e che dovrebbero registrare un aumento del 93,8% per il secondo trimestre, secondo Refinitiv.

Tuttavia, dopo il traguardo strabiliante, molti si aspettano scambi più accidentati e rendimenti attenuati lungo la strada. L’elenco delle preoccupazioni si sta accumulando: la diffusione della variante delta del coronavirus, il rallentamento della crescita economica e una Fed che ha iniziato a rimuginare sulla riduzione delle politiche espansive.