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Borsa Milano sotto attacco, crolla Atene. Volatilità estrema

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MILANO (WSI) – Giornata da dimenticare per azionario e obbligazionario dopo che il Fmi ha deciso di seguire la linea dura nei confronti di Atene. La Borsa di Milano è caduta vittima delle vendite nel pomeriggio e ha accelerato ulteriormente al ribasso verso il finale di seduta, con il listino Ftse MIB che ha chiuso in flessione del 2,76% a 22.576,35 punti. Il benchmark europeo EuroStoxx 600 ha perso l’1,46%, per una perdita pari a 125 miliardi di euro in termini di capitalizzazione.

Sul reddito fisso gli investitori hanno venduto a mani basse tutti i bond del dell’area euro, nessuno escluso, nemmeno il Bund con il rendimento decennale che è salito sopra lo 0,5%. In un colpo solo i rendimenti della regione sono tornati ai livelli di inizio anno azzerando l’effetto del Quantitative Easing della Bce. Il Btp a 10 anni ha visto salire il rendimento all’1,82%, tornando così ai livelli di inizio anno. Lo spread con il Bund tedesco si è allargato fino a sfiorare i 130 punti.

Il mercato si attende nuove indicazioni negative dal fronte greco dopo l’ultimatum arrivato dal Fondo Monetario Internazionale, che potrebbe decidere di privare del suo sostegno le casse disastrate dello stato ellenico.

Gli analisti segnalano una volatilità molto elevata che però non deve sorprendere visti i tanti temi grossi sul tavolo. A influire è l’incertezza sulla vicenda greca e sulle prossime mosse di politica monetaria degli Stati Uniti, in riferimento alle tempistiche su manovre di rialzo tassi.

Domani le “Borse europee potrebbero approfondire i ribassi visto il potenziale cedimento di supporti di rilievi nel medio periodo, riferendo tali considerazioni in particolare a Dax e Ftse Mib”, osserva Davide Marrone di Fxcm.

Secondo fonti di mercato, non ci sarà alcun accordo sul futuro della Grecia neanche nella prossima riunione dell’Eurogruppo, attesa per l’11 maggio. Atene è fortemente colpita dalle vendite, con la Borsa che cede il 5% e le banche che risultano essere i titoli prggiori (Piraeus Bank -9,5%).

Le Borse europea scontano anche la decisione della Commissione europea di tagliare le stime di crescita della Grecia, con il commissario Ue agli Affari economici Pierre Moscovici, che ha detto: “Alla luce della persistente incertezza (in Grecia), una revisione al ribasso è stata inevitabile”. Si prevede ora una crescita del Pil, nel 2015, +0,5%, contro il +2,5% atteso nel mese di febbraio, a fronte di un balzo del debito al 180,2%.

Il governo greco ha intanto reso noto che durante la notte il premier Alexis Tsipras e la cancelliera tedesca Angela Merkel hanno tenuto una conversazione telefonica. Non è emerso tuttavia alcun dettaglio.

Sul Ftse Mib Mps (+4,59%) e Carige volano sulla prospettiva di un piano per risolvere il nodo sofferenze bancarie. Male gli altri bancari più importanti. Unica altra blue chip positiva Saipem con un +2,08%. Tra i titoli di altri settori, Cnh Industrial ancora giù, mentre FCA riduce notevolmente i guadagni dopo i buoni dati sulle immatricolazioni di auto in Italia. Particolarmente pesanti Telecom (-4,41%), UnipolSai (-4,89%), Mediaset (-4,68%), Ubi Banca (-4,29%) e Luxottica (-4,23%), che molto aveva corso nelle scorse sedute.

La banca di Siena è salita fino a oltre +5,4%, mentre fuori dal paniere principale Carige è balzata anche +3,7%. I due titoli sono sostenuti dalle parole che Matteo Renzi ha proferito nelle ultime ore sulla possibilità di creare una bad bank. “Nelle prossime settimane i passaggi sulle sofferenze e sugli elementi tesi a mettere il nostro sistema bancario nelle stesse condizioni degli altri Paesi troveranno concretizzazione, dopo decenni di parole in liberta’”, ha detto.

Attenzione in generale alle previsioni primaverili stilate dalla Commissione europea, da cui sono emerse anche le stime sul Pil, deficit, debito italiano. Non è mancato un avvertimento di Moscovici all’Italia, in relazione all’impatto che la sentenza della Consulta sulla riforma Fornero potrebbe avere sui conti pubblici.

Focus sull’euro +0,13% a $1,1159. Dollaro/yen +0,17% a JPY 120,30. Euro/franco svizzero -0,33% a CHF 1,0369. Euro/sterlina -0,39% a 0,7341. Euro/yen +0,28% a JPY 134,22.

Tra le materie prime, i futures sul petrolio Wti in crescita +0,83% a $59,42 al barile; Brent +0,60% a $66,85. Oro invariato a $1.187,50. Argento -0,34% a $16,39.

Fanno da corollario altri temi minori e più specifici, come il taglio del costo del denaro da parte della Reserve Bank australiana. “Peraltro quest’ultimo evento ha portato ad acquisti di dollaro australiano, complice anche una generale debolezza del dollaro americano; anche oggi infatti esso è stato interessato da vendite contro euro e yen in particolare, oltre che sterlina e commodities currencies in generale”, sottolinea lo strategist Marrone.

Invariato l’indice azionario di Sidney, dopo la decisione della banca centrale australiana RBA di tagliare i tassi per la seconda volta nel 2015. I tassi di riferimento sono stati tagliati di 25 punti base al nuovo record minimo del 2%.

Il dollaro australiano ha reagito scendendo fino a $0,7795, per poi recuperare velocemente terreno e viaggiare vicino ai massimi intraday a $0,7898. Prima dell’annuncio, il listino azionario era balzato fino a +1,13%.

È possibile che i sell siano scattati in quanto, scrive Stan Shamu, strategist di mercato di IG, “alcuni si saranno chiesti il motivo per cui la RBA non abbia mantenuto in essere un linguaggio accomodante nel suo comunicato, al fine di garantire che l’aussie restasse sotto pressione”.

Azionario asiatico nel complesso sotto pressione, zavorrato dalle vendite che hanno colpito soprattutto Shanghai -3,88% e Hong Kong -1,51%, dopo la pubblicazione di un report secondo cui le società cinesi di brokeraggio avrebbero reso ulteriormente più severe le richieste per le operazioni di trading a margine.

Chiusi per festività i mercati di Tokyo, Corea del Sud e Thailandia.

(Lna-DaC)