Nonostante diversi punti critici, tra cui la guerra commerciale sino americana, la frenata dell’economia in Cina – che ha appena vissuto la crescita più debole degli ultimi 28 anni – e il caos sulla Brexit, le Borse mondiali hanno ingranato la quarta con l’arrivo del nuovo anno. I guadagni da Natale a oggi sono nel complesso pari a circa 7 mila miliardi di dollari. Milano ha messo a segno un rialzo del 7,5%, Francoforte del 6% e Wall Street del 5%.
Dal punto di vista tecnico il listino Ftse Mib disegna una white spinning top che prosegue il “Rally di inizio anno” toccando livelli che non vedeva dal 17 Ottobre. L’indice ha guadagnato il 7,55% da inizio anno, quindi nel giro di appena 14 sedute, recuperando quasi la metà della perdita realizzata nel 2018 (-16.15%). Nonostante ciò Borsa Milano rimane molto indietro rispetto alle principali piazze mondiali principali.
In questi giorni imperversa sui social media la campagna del “10 years challenge” per cui si pubblica una foto di oggi e una di come si era dieci anni fa. I graficisti di Sos Trader hanno provato a fare lo stesso gioco per l’indice italiano, scoprendo che oggi vale 19.708 punti e a il 16 gennaio 2009 valeva 18.703 ovvero: nell’arco di 10 anni si è apprezzato di solo il 5,07%.
“Questo testimonia il lunghissimo “Piattone” – scrive l’analista tecnico Pietro di Lorenzo nella sua analisi settimanale – che caratterizza l’andamento del mercato azionario italiano che da oltre 10 anni gravita nel rettangolo fra area 12.500 e 24.500. Questo “giochino” smentisce clamorosamente la tesi per cui i “mercati azionari nel tempo salgono sempre”.
“Se immaginiamo la situazione di chi ha effettuato un PAC (piano di accumulo) investendo periodicamente negli ultimi 10 anni sull’indice Ftse Mib, il risultato è disastroso avendo immobilizzato a lungo un capitale che ha offerto un rendimento nominale del +0,5% annuo ma un rendimento reale decisamente negativo (per effetto dell’inflazione)”.
Del tutto diversa invece la situazione sui principali indici mondali con il DAX tedesco che oggi vale 11.206 punti e 10 anni fa ne valeva invece 4.366, con un apprezzamento del 156,67%. “Ancora più impietoso – dice Di Lorenzo – il confronto con i principali indici americani: oggi il Dow Jones vale 24.706 il 14.01.2009 era a 8.281 ha quindi triplicando il proprio valore.
“In conclusione il 10 years challenge ha dimostrato come le “semplificazioni” sui mercati non funzionano. È certamente sensato pianificare piani di accumulo su un indice azionari, purché venga selezionato opportunamente un sottostante di qualità evitando la fase finale di un ciclo espansivo”.
Operativamente gli analisti di Sos Trader dicono di avere in portafoglio due azioni italiane (un titolo bancario e uno del lusso) per “provare a cavalcare questa onda rialzista”.

Il Liveblog è terminato
Durante il quarto trimestre del 2018 il prezzo dell’oro è riuscito a recuperare, quando gli asset rischiosi come azioni e obbligazioni corporate soffrivano e mentre i cosiddetti strumenti rifugio come i buoni del Tesoro americani ottenevano buoni risultati. Per spiegare i fattori che hanno influito sull’andamento del prezzo dell’oro, vengono in mente diversi aspetti: ad esempio, il prezzo dell’oro è ben correlato con i rendimenti reali dei titoli di stato statunitensi, come abbiamo detto l’ultima volta a luglio 2017 (vedi chart of the week del 28/07/17 ). Come dimostrato, i prezzi dell’oro tendono ad aumentare quando diminuiscono i rendimenti reali e viceversa.
Nella chart of the week di questa settimana, diamo uno sguardo alle posizioni degli ETF sull’oro. Non del tutto inaspettatamente, la crescita delle posizioni di questi strumenti è andato di pari passo con un aumento del prezzo dell’oro. Dopo un picco all’inizio di questo decennio, sia i titoli azionari che i prezzi dell’oro hanno avuto un andamento opposto. Da questo punto di vista, le attuali posizioni degli ETF sull’oro potrebbero persino indicare un potenziale rialzo del prezzo dell’oro. Ma ci sono altri argomenti a favore del metallo giallo, come spiega Christian Hille, Head of Multi Asset di DWS. I portafogli che supervisiona hanno posizioni in oro principalmente per ragioni di diversificazione. I movimenti dello scorso dicembre forniscono un’ulteriore prova a supporto di questa tesi. Nell’attuale contesto, caratterizzato soprattutto da rischi politici difficili da prevedere, il ruolo dell’oro potrebbe essere quanto mai importante. Inoltre, i costi opportunità di tenere posizioni in oro rimangono bassi tenuto conto che i rendimenti sono relativamente contenuti rispetto al passato.
Sulle contrattazioni di Borsa pesa il pessimismo sulla guerra commerciale sino americana. Le Borse europee e i future sull’azionario Usa scambiano in calo dopo la delusione per il Pil cinese e dopo le indiscrezioni di Bloomberg secondo cui Pechino e Washington non hanno fatto molti progressi sulla questione delle concessioni che gli Usa potrebbero fare alla Cina. Si tratta di una novità che va decisamente controcorrente rispetto alle notizie che hanno spinto in rialzo le Borse venerdì scorso circa l’offerta cinese di ridurre il suo surplus commerciale a zero a partire dal 2024.
Nel giorno in cui Wall Street è chiusa per il Martin Luther King Day, i future sull’S&P 500 perdono circa lo 0,32% al momento, mentre in Europa Piazza Affari cede lo 0,57%.
Sul fronte obbligazionario secondario, lo Spread tra i Btp e i Bund decennale peggiora, toccando i +252 punti base, con un aumento di 5 punti base rispetto al valore precedente, con il rendimento del Btp decennale pari al 2,77%.
Le principali Borse europee chiudono in perdita. Il listino EuroStoxx 50 cede lo 0,27%, in una giornata priva del faro di Wall Street, chiuso per festività. Ribassi sopra il 2% per Deutsche Telekom, Enel e Fresenius. Guadagni per le francesi LVMH (+1,52%), Danone (+0,95%) e Airbus Group (+0,90%).
Inizio di settimana debole per Piazza Affari, con il Ftse Mib in ribasso dello 0,35%. Maglia nera TIM, che perde il 2,66%, seguita da Enel a -2,30% e Snam a -1,52% che pagano lo stacco della cedola. Cede anche Ferragamo su downgrade di Citi Bank. Continua a volare Juventus (+5,32%). Più staccate Leonardo (+2,41%) e Recordati (+2,30%).
Durante il quarto trimestre del 2018 il prezzo dell’oro è riuscito a recuperare, quando gli asset rischiosi come azioni e obbligazioni corporate soffrivano e mentre i cosiddetti strumenti rifugio come i buoni del Tesoro americani ottenevano buoni risultati. Per spiegare i fattori che hanno influito sull’andamento del prezzo dell’oro, vengono in mente diversi aspetti: ad esempio, il prezzo dell’oro è ben correlato con i rendimenti reali dei titoli di stato statunitensi, come abbiamo detto l’ultima volta a luglio 2017 (vedi chart of the week del 28/07/17 ). Come dimostrato, i prezzi dell’oro tendono ad aumentare quando diminuiscono i rendimenti reali e viceversa.
Nella chart of the week di questa settimana, diamo uno sguardo alle posizioni degli ETF sull’oro. Non del tutto inaspettatamente, la crescita delle posizioni di questi strumenti è andato di pari passo con un aumento del prezzo dell’oro. Dopo un picco all’inizio di questo decennio, sia i titoli azionari che i prezzi dell’oro hanno avuto un andamento opposto. Da questo punto di vista, le attuali posizioni degli ETF sull’oro potrebbero persino indicare un potenziale rialzo del prezzo dell’oro. Ma ci sono altri argomenti a favore del metallo giallo, come spiega Christian Hille, Head of Multi Asset di DWS. I portafogli che supervisiona hanno posizioni in oro principalmente per ragioni di diversificazione. I movimenti dello scorso dicembre forniscono un’ulteriore prova a supporto di questa tesi. Nell’attuale contesto, caratterizzato soprattutto da rischi politici difficili da prevedere, il ruolo dell’oro potrebbe essere quanto mai importante. Inoltre, i costi opportunità di tenere posizioni in oro rimangono bassi tenuto conto che i rendimenti sono relativamente contenuti rispetto al passato.