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Berlusconi venderà il Milan al broker Bee. Prossima tappa: accasare Mediaset

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MILANO (WSI) – È la fine di un’era ma anche di un peso. Per lo meno sui conti di Fininvest. Dopo una lunga attesa e trattative durate almeno due anni, il Milan con ogni probabilità verrà ceduto a una cordata cinese.

Anche se sulle trattative tra il broker Bee e Silvio Berlusconi emergono. versioni contrastanti. Secondo il thailandese si dovrebbe chiudere entro 3-4 settimane. L’ex premier frena, probabilmente nella speranza che arrivino altre offerte.

L’offerta di Bee Taechaubol, il magnate e broker thailandese, è appetibile: 500 milioni per rilevare il 51% del club rossonero, controllato da Silvio Berlusconi da ben 29 anni. A sostenere l’operazione è ADS, la banca di Abu Dhabi.

“Una volta concluso l’accordo inizieremo a riorganizzare la squadra per vincere. Non posso ancora parlare di dettagli, prima dobbiamo chiudere l’affare, siamo in fase di negoziazione”, così ha detto Bee Taechaubol all’arrivo all’aeroporto di Bangkok. L’imprenditore thailandese in mattinata aveva anche salutato il mondo rossonero con un tweet: “Thank you Milan, see you soon”.

Le ultime voci fanno pensare che l’esclusiva di cui parla Taechaubol non sia stata messa nero su bianco, né codificata. In fondo il comunicato stampa di Fininvest non parla dell’esclusiva, a differenza di quello di Thai Prime, l’azienda guidata da Mr. Bee.

Berlusconi sembra fortemente titubante rispetto alla possibilità di vendere il Milan e non pare intenzionato a cedere la maggioranza: vuole per sé il 51% e la leadership.

Oltre che sul terreno di gioco, dove è stato protagonista per ora di un’annata da dimenticare culminata con le ultime sconfitte per 3-1 per mano del Genoa e 3-0 del Napoli, il Milan è anche dissestato finanziariamente.

Nonostante i ridimensionamenti economici e tecnici delle ultime stagioni, il passivo è diventato elevato per un club senza vittorie da ormai quattro anni. I tifosi dovrebbero ralleggrasi delll’ingresso di nuovi capitali, che garantiranno la liquidità necessaria per poter mettere in sesto il bilancio e investire i soldi reperiti sul mercato.

Il business plan di Taechaubol prevede infatti anche la quotazione del club, a Hong Kong, Shanghai e/o Milano, per raccogliere ulteriori capitali. Le opzioni per l’Ipo sono tre al momento. In un documento riservato, che il Sole 24 Ore ha visionato, si fa una simulazione della quotazione singola in tre mercati diversi tra loro: Hong Kong, Shanghai e Milano. È inoltre ancora in piedi l’ipotesi di dual listing, ovvero l’Ipo contemporanea su una delle due Borse asiatiche e su quella italiana.

Il club milanese ha chiuso il 2014 con una perdita netta di 91,28 milioni di euro, la più alta nella storia della società. Il patrimonio netto consolidato è risultato negativo per 94,2 milioni. I debiti finanziari netti sono stati pari a 246,8 milioni, dieci milioni in meno dell’anno precedente.

Sistemata la pratica Milan, 18 volte campione d’Italia e 7 volte iridato in Champions League, per Fininvest rimane da sistemare la situazione finanziaria di Mediaset. Nonostante la proprietà continui a smentire l’ipotesi di vendita parziale del gruppo, i conti sono in bilico da quando Mediaset si è impegnato con un investimento intorno ai 700 milioni per i diritti Tv del calcio.

Resta sempre aperta la strada di un futuro con Telecom Italia, a maggior ragione ora che Vincent Bolloré, finanziarie francese noto per la sua passione per i media e l’Italia, è in testa all’azionariato della società di telecomunicazioni.

Mentre si attendono le prossime mosse di Vivendi, i titoli Mediaset sono premiati in queste sedute sui mercati. Da inizio anno il rialzo è del 35% e la capitalizzazione di mercato è del 300% superiore al novembre 2011, quando l’allora primo ministro Berlusconi rassegnò le dimissioni in piena crisi e Spread alle stelle.

C’è poi sempre l’incognita Rupert Murdoch, il magnate australiano di Sky, che secondo le indiscrezioni vorrebbe entrare nell’azionariato e avere una partecipazione nella Tv in chiaro. Il presidente Fedele Confalonieri ha detto che “Murdoch in minoranza non lo vedo, nemmeno a giocare a scopa”, ma la recente visita di Murdoch a Villa San Martino e le parole di Bolloré (“Siamo in ottimi rapporti, ci sono tanti campi in cui potremmo lavorare assieme”) dimostrano come i network di casa Berlusconi siano una merce appetibile. Prima o poi la direzione Fininvest risponderà al richiamo delle sirene che fanno la corte alla punta di diamante del gruppo, Mediaset.

(DaC)