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Berlusconi, slitta a dicembre voto decadenza. PdL: Alfano chiede le primarie

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ROMA (WSI) – Si allungano i tempi per il voto sulla decadenza di Silvio Berlusconi da senatore. La riunione della capigruppo di Palazzo Madama che si sarebbe dovuta tenere oggi per decidere il giorno del pronunciamento dell’aula non è stata convocata. Al suo posto si terrà un ufficio di presidenza, che però con il caso Berlusconi non c’entra nulla e si occuperà del bilancio interno dell’assemblea.

Come conferma il portavoce del presidente Pietro Grasso: “La capigruppo non è stata convocata, la data del 5 novembre era solo un’ipotesi”. Così il voto ad altissima tensione sull’espulsione dal Parlamento del Cavaliere-pregiudicato slitta sine die.

In linea teorica a fine mese, ma non si escludono sorprese, con i tempi che potrebbero allungarsi anche fino a dicembre. A beneficio di chi vuole allontanare fibrillazioni in maggioranza – o peggio una crisi di governo come ritorsione per l’uscita di scena di Berlusconi – in piena sessione di bilancio. E di chi vuole allungare i tempi per evitare il voto a marzo.

Già oggi dovrebbe scattare un blitz del Movimento 5 Stelle che, stando alle anticipazioni raccolte ieri nei corridoi di Palazzo Madama, dovrebbe presentare a sorpresa una cosiddetta “urgentissima”, la richiesta avanzata in aula di fissare in tempi brevissimi il voto su Berlusconi.

Si tratta di uno strumento previsto dal regolamento del Senato per scardinare il calendario. L’utilizzo dell’urgentissima – che deve essere approvata dai due terzi dei senatori presenti in aula – ha anche lo scopo di mettere in difficoltà il Pd. Unica variabile è se si vota sull’urgentissima immediatamente o il giorno successivo la sua presentazione. Una scelta che spetterà al presidente del Senato.

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da La Repubblica – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

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ROMA (WSI) – Ancora divisioni all’interno del Pdl: questa volta il pomo della discordia è la modalità di scelta del candidato premier, in caso di elezioni. Per Angelino Alfano “il nostro candidato dovrà essere scelto attraverso primarie il più aperte possibile, alle quali partecipi il più alto numero di simpatizzanti.

Chi prende più consensi diventa il candidato”, ha detto il ministro dell’Interno e segretario del Pdl, parlando con Bruno Vespa in occasione del nuovo libro. “La mia idea – dice Alfano – non è cambiata rispetto alla fine del 2012 quando lanciammo le primarie (Beatrice Lorenzin era coordinatrice dei miei comitati). Io stesso, poi, le bloccai quando Berlusconi decise di ripresentarsi, e Giorgia Meloni ancora me lo rimprovera”.

La pensa in modo del tutto diverso Raffaele Fitto: “Io ragiono sul dopo Berlusconi il giorno in cui Berlusconi autorizzerà il ‘dopo’. Ricordiamo che lui ha fatto la campagna elettorale del 2013 dicendo che il candidato a palazzo Chigi sarebbe stato Alfano. Quindi sarà ancora una volta lui a decidere che cosa si farà”.

Pericolo estremisti. Per il segretario Pdl, il rischio più grave è che il movimento del Pdl finisca in mano a estremisti: “A proposito della linea del partito, il nostro è stato sempre un grande movimento a guida e a prevalenza moderata. Non è un bene che finisca in mano a estremisti. Berlusconi non lo è, ma c’è il rischio che nella gestione pratica e quotidiana della comunicazione si prenda quella deriva”, ha detto.

Uno degli obiettivi è “rilanciare un grande centrodestra sul modello della formidabile intuizione di Silvio Berlusconi del 1994 che ebbe enorme successo e che si ripeté nel 2001 con la Casa delle Libertà. Un’alleanza – dice – delle forze politiche alternative alla sinistra, che condivisero un programma dentro una coalizione che vinse e governò per cinque anni”.

Parole, quelle di Alfano, che non piacciono al coordinatore del Pdl, Sandro Bondi: “Leggo con stupore misto ad amarezza le dichiarazioni di Alfano. Per me Forza Italia è un patrimonio che non dovrebbe essere intaccato con dichiarazioni così avventate e radicali”.

E aggiunge: “L’unica ragione per cui scelgo di restare in Forza Italia è la leadership umana e politica del presidente Silvio Berlusconi, il quale fa bene a non lasciare Forza Italia né ai supposti estremisti né tantomeno a coloro che non hanno dimostrato alcuna lealtà e solidarietà nei suoi confronti nel momento più difficile della sua vita personale”.

Nessun isolamento. Per Alfano, poi, “l’idea di far nascere un partito centrista che aderisca autonomamente al Ppe è una cavolata cosmica. Il tema non è di aggiungere allo schieramento un nuovo parto, ma di fare un grande centrodestra che unisca tutte le forze moderate e riformiste alternative alla sinistra, a cominciare da quell’area centrista che ha preso il 10 per cento dei voti e che, schierata con noi, ci avrebbe portato a una smagliante vittoria”, ha concluso.

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