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Berlusconi: si allontana di un anno interdizione da politica

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ROMA (WSI) – Almeno un altro anno di agibilità politica: persino nel caso peggiore per Silvio Berlusconi, e cioè se la Cassazione ne confermasse la colpevolezza per frode fiscale nel processo sui diritti tv Mediaset, la combinazione di tre fattori giuridici allontanerebbe la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici, che altrimenti a fine 2013 lo farebbe decadere da parlamentare e gli impedirebbe di ricandidarsi.

A poter cambiare totalmente l’orizzonte politico sono tre elementi. Il primo è un complicato calcolo aritmetico-giuridico sui vari periodi di sospensione subìti dal dibattimento. Il secondo è l’imminente prescrizione, già prima del giudizio di Cassazione e per effetto della legge ex Cirielli di 8 anni fa, di una delle due annualità fiscali per le quali Silvio Berlusconi è stato condannato in Tribunale e in Appello a 4 anni di reclusione e a 5 di interdizione dai pubblici uffici. Il terzo è la conseguenza procedurale innescata da questa parziale prescrizione, e cioè un probabile nuovo processo d’Appello anche solo per ricalcolare la pena residua.

Per orientarsi nel ginepraio di norme e tempi occorre ripartire dalla richiesta di rinvio a giudizio nella quale la Procura di Milano il 22 aprile 2005 contestava a Berlusconi «368 milioni di dollari dal 1995 al 1998» di maggiorazioni di costi dichiarati per pagare meno tasse. Ma il 5 dicembre 2005 la legge ex Cirielli, votata dalla maggioranza di Berlusconi, accorcia i termini di prescrizione, e durante il processo di primo grado estingue le «appropriazioni indebite», i «falsi in bilancio» e quasi tutta la «frode fiscale». Il 26 ottobre 2012 la sentenza del Tribunale dichiara prescritta un’altra annata, il 2001 per 6,6 milioni di euro evasi, e per gli effetti fiscali degli ammortamenti condanna l’ex premier su due residui annualità: il 2002 che vale 4,9 milioni evasi a fronte di 397 dichiarati, e il 2003 che vale 2,4 milioni evasi a fronte di 312 dichiarati.

Non c’è rischio che si prescriva l’intero processo, pervenuto da una decina di giorni in Cassazione e destinato a essere fissato dalla Suprema Corte in media nel giro di 7 mesi, dunque a fine 2013 o inizio 2014: c’è infatti tempo sino all’estate 2014 una volta che ai termini massimi (7 anni e mezzo) si sommino 1 anno, 11 mesi e 29 giorni nei quali il processo è stato congelato dalle due leggi Alfano poi bocciate dalla Consulta come incostituzionali, 1 mese e 26 giorni di stop per un impedimento elettorale di Berlusconi, 33 giorni per un altro suo impedimento, 7 giorni per uno sciopero degli avvocati, 1 mese e 16 giorni per legittimo impedimento collegato alla formazione del governo e all’elezione del capo dello Stato.

Ma intanto l’onda lunga della legge ex Cirielli del 2005 divora la prima delle due residue annate per cui l’8 maggio 2013 c’è stata condanna anche in Appello, e cioè il 2002 che si prescriverà tra pochissimo, in un arco che il Corriere (tra il calcolo più sparagnino del 31 agosto e quello più generoso del 30 settembre) colloca attorno al 13 settembre. Qui si annida il problema della nuova pena anche in caso di condanna in Cassazione.

La motivazione di Tribunale, sposata dall’Appello, determinò infatti la pena-base in 3 anni e 6 mesi, e aggiunse in continuazione 6 mesi: scelse cioè di non distinguere tra il 2002 (che si sta prescrivendo prima della Cassazione) e il 2003 (che sopravviverà), ma di motivare in generale su «gravità complessiva della vicenda per 20 anni», «scientifica e sistemativa articolata creazione di apposite società in paradisi fiscali», «utilizzazione di documentazione falsa», «rilevantissima entità degli importi sottratti al Fisco».

Ora, però, con il 2002 che si prescrive, il quesito è: se anche la Cassazione ritenesse di confermare la colpevolezza di Berlusconi sul superstite 2003, potrebbe rideterminare da sola la pena dopo che si è prescritta una delle due annualità sulle quali i 4 anni di condanna erano stati calcolati dai giudici di merito? Alla Cassazione, infatti, è preclusa qualunque valutazione di merito, quale appunto l’apprezzamento dell’entità della pena.

È pur vero che un comma dell’articolo 620 del codice di procedura le lascia in alcuni casi una chance di rideterminare da sola le pene, ma la giurisprudenza concorda nel ritenerla «possibilità circoscritta alle ipotesi in cui» la Cassazione può «porre rimedio senza sostituzioni di giudizi di merito che comportino particolari valutazioni di circostanze controverse, suscettibili di non univoci apprezzamenti di fatto, che rimangono operazioni incompatibili con le attribuzioni del giudice di legittimità». E in questo caso c’è da ricalcolare una pena su annualità che, ad esempio, vedono il 2002 (che si prescrive) avere un impatto patrimoniale doppio rispetto al 2003 (che resta).

Qualora dunque la Cassazione a fine 2013 ritenesse di confermare la colpevolezza di Berlusconi, ne farebbe passare subito in giudicato definitivo la responsabilità per frode fiscale sul 2003 (a quel punto imprescrivibile persino dopo l’estate 2014), ma sarebbe costretta a ordinare un nuovo giudizio d’Appello a Milano ai soli fini del ricalcolo della pena.

Una formalità. Che però, nell’altalena Cassazione-Appello bis-Cassazione bis, impegnerebbe almeno un altro anno. E quindi allontanerebbe l’appuntamento di Berlusconi non solo e non tanto con i 4 anni di reclusione (3 dei quali condonati dall’indulto del 2006), quanto soprattutto con i 5 anni di interdizione dai pubblici uffici, cioè con la pena accessoria che i giudici di merito in motivazione fecero discendere dalla norma sulle «condanne non inferiori a 3 anni di reclusione».

Nel labirinto resta ancora una variabile: in teoria, come peraltro avviene proprio ai processi con imminenti prescrizioni, la Cassazione potrebbe dare una fissazione prioritaria al fascicolo per poterlo esaminare prima che si prescriva una delle due annualità di cui è composto. Ma qui c’è una ulteriore complicazione: sta per iniziare per legge la sospensione estiva dell’ordinaria attività giudiziaria, e dunque la Cassazione, se ritenesse, dovrebbe affidare il processo alla «sezione feriale» di turno e calendarizzarlo appunto già tra agosto e metà settembre.

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Il Corriere della Sera – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

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