Società

Berlusconi evasore: condannato a 4 anni. Ma lui non molla

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ROMA (WSI) – “Nessuno può comprendere la carica di violenza che mi è stata riservata in seguito ad una serie di accuse e processi” che non avevano fondamento: è un “vero e proprio accanimento giudiziario che non ha uguali”. Così Silvio Berlusconi, in un videomessaggio diffuso dal Tg4. “Dal ’92-’93 c’e’ stata un’azione condizionata e fuorviante da parte della magistratura che ha preteso di assurgere un ruolo rinnovamento morale in nome di una presunta innovazione etica”.

”In cambio di un impegno di 20 anni quale è il premio? Accuse sul nulla e una sentenza che mi toglie la libertà e i miei diritti politici”. La sentenza mi rende sempre più convinto che “una parte della magistratura sia un soggetto irresponsabile” una “variabile incontrollabile, con magistrati non eletti dal popolo, che è assurta a vero e proprio potere dello Stato che condizionato permanentemente la vita politica”. “Dobbiamo continuare la nostra battaglia di libertà restando in campo” e chiamando a raccolta “i giovani migliori e le energia migliori” e insieme a loro rimetteremo in piedi Forza Italia”. “Diremo agli italiani di darci la maggioranza per modernizzare il Paese a partire dalla più indispensabile che è quella della giustizia per evitare che un cittadino sia privato della libertà”.

Confermata la condanna d’appello a 4 anni di reclusione e rinvio alla Corte d’Appello di Milano per rideterminare l’interdizione. Lo ha deciso la Corte di Cassazione a conclusione del processo Mediaset. Dopo la lettura della sentenza, a Palazzo Grazioli è arrivato tutto lo stato maggiore del Pdl. La conferma della condanna di Berlusconi è la breaking news di tutti i media mondiali: dalla Bbc a Skynews, ai francesi Le Monde e Le Figaro, la notizia apre i siti dei maggiori quotidiani e tv internazionali. La Cassazione ha rigettato i ricorsi di Daniele Lorenzano, Gabriella Galetto e Frank Agrama, coimputati di Berlusconi nel processo Mediaset.

La sentenza della Cassazione ”non può che lasciare sgomenti. Vi erano solidissime ragioni ed argomenti giuridici per pervenire ad una piena assoluzione”di Berlusconi. Valuteremo e perseguiremo ogni iniziativa utile anche nelle sedi Europee per far si che questa ingiusta sentenza sia radicalmente riformata”. Lo dicono i legali del Cav Coppi, Ghedini e Longo.

“La strada maestra da seguire è sempre stata quella della fiducia e del rispetto verso la magistratura, che è chiamata a indagare e giudicare in piena autonomia e indipendenza alla luce di principi costituzionali e secondo le procedure di legge”. Lo afferma Giorgio Napolitano in una nota diffusa dal Quirinale che cosi’ prosegue: ”In questa occasione, attorno al processo in Cassazione per il caso Mediaset e all’attesa della sentenza, il clima è stato più rispettoso e disteso che in occasione di altri procedimenti in cui era coinvolto l’on. Berlusconi. E penso che ciò sia stato positivo per tutti. Ritengo ed auspico che possano ora aprirsi condizioni più favorevoli per l’esame, in Parlamento, di quei problemi relativi all’amministrazione della giustizia, già efficacemente prospettati nella relazione del gruppo di lavoro da me istituito il 30 marzo scorso. Per uscire dalla crisi in cui si trova e per darsi una nuova prospettiva di sviluppo, il paese ha bisogno di ritrovare serenità e coesione su temi istituzionali di cruciale importanza che lo hanno visto per troppi anni aspramente diviso e impotente a riformarsi”, conclude.

”Come annunciato, sto andando a rimettere il mio mandato di sottosegretario nelle mani del Presidente Berlusconi che per quella carica mi ha indicato all’interno del governo Letta da lui fortemente voluto”. lo afferma in una nota Michaela Biancofiore, sottosegretario alla Presidenza del consiglio dei Ministri.

Palazzo Chigi, al momento, non intende commentare la sentenza della Cassazione sul processo Mediaset. Fonti di governo si limitano a ricordare quanto detto dal premier Enrico Letta in questi ultimi giorni: le sentenze non si commentano e “le vicende giudiziarie vanno tenute separate da quelle politiche”. Ma anche che “nessun terremoto è in vista e l’Italia è stabile”. In sostanza, si spiega, “la linea non cambia”.

”La sentenza va rispettata, eseguita e applicata”. Sono le prime parole del segretario del Pd, Guglielmo Epifani, a commento della decisione della Cassazione sul processo Mediaset. “Il Pd, per il rispetto che si deve alla separazione dei poteri, chiede a tutte le forze politiche, e al Pdl in particolare di esprimere comportamenti rispettosi delle funzioni e dei poteri della Cassazione e di non usare forzature istituzionali, a seguito di una sentenza che muove dall’accertamento dei fatti e non da pregiudizi”. Lo dice il segretario del Pd, Guglielmo Epifani.

“Berlusconi e’ morto. Viva Berlusconi! La sua condanna è come la caduta del Muro di Berlino nel 1989”. Lo scrive sul suo blog Beppe Grillo subito dopo la sentenza della Cassazione.

“Sentenza vile e cazzona”. Il direttore de Il Foglio, Giuliano Ferrara, commenta così su Twitter e sul sito del quotidiano la decisione della Cassazione sul processo Mediaset.

”Io credo che sia necessario a fronte di questa condanna trarre delle conseguenze: non è possibile immaginare che il Partito Democratico permanga nella condizione di alleato del partito di Silvio Berlusconi”. Lo ha detto il leader di Sel e presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola. ”Non è possibile immaginare – ha aggiunto – che Silvio Berlusconi rimanga al centro della scena politica. Credo che grandi cambiamenti siano necessari per dare una risposta alla crisi morale del paese”.

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Confermata la condanna in via definitiva a 4 anni di Silvio Berlusconi, ma l’uomo politico la scampa ancora una volta, con la Cassazione che ha deciso di annullare con rinvio in Appello l’interdizione ai pubblici uffici sui diritti Tv Mediaset, nell’ambito di un processo che verteva su una frode fiscale da 7 milioni di euro.

In secondo grado il leader del PdL era stato condannato a quattro anni di carcere e a cinque di interdizione dai pubblici uffici come pena accessoria. Il Cavaliere aveva dichiarato che anche in caso di assoluzione sarebbe stato pronto a fare un passo indietro. Per la legge anti corruzione di Paola Severino, approvata sotto Monti, Berlusconi dovrebbe decadere da senatore.

Il primo agosto 2013 diventa una data storica: Berlusconi è stato condannato in terzo grado per la prima volta dopo 20 anni di processi e prescrizioni. La sentenza definitiva tanto attesa, avvenuta al termine di un lungo processo sui diritti Tv Mediaset e una camera di consiglio fiume di 7 ore, stabilisce invece il rinvio alla Corte d’Appello dell’interdizione a tre anni dai pubblici uffici come pena accessoria. I giudici hanno deciso di confermare quanto stabilito nei due precedenti gradi di giudizio per quanto riguarda la pena principale.

Tre dei quattro anni comminati dalla Corte di Cassazione verranno condonati dall’indulto. Una legge del 2006 prevede poi che le persone ultra settantenni, come il Cavaliere, trascorrano la pena ai domiciliari e non in carcere. Ora Berlusconi ha 30 giorni per decidere tra l’affido ai servizi sociali o i domiciliari. Ma in ogni modo potrà usufruire dell’immunità da Senatore.

Essendo stata annullata l’interdizione dai pubblici uffici per errori di calcolo (prevista a vita invece per i reati superiori ai cinque anni come nel caso del processo Ruby per abuso di potere e prostituzione minorile), Berlusconi non dovrà abbandonare il suo ruolo in pubblico ufficio per il momento. Berlusconi potrebbe anche perdere il titolo di Cavaliere del Lavoro.

Per determinare gli anni di interdizione dai pubblici uffici di sarà celebrato un nuovo processo in Corte di Appello a Milano, da parte di una sezione diversa da quella che si espressa sul merito del processo sui diritti Mediaset. La Cassazione oggi ha annullato soltanto la pena accessoria, giudicando sbagliato il calcolo fatto dalla Corte d’appello di Milano. I giudici di secondo grado avevano deciso 5 anni. Per la Cassazione, che ha accolto la tesi del Pg Mura, invece non potranno essere più di tre, come previsto per i reati fiscali. Il nuovo processo d’appello di svolgerà in autunno. E la decisione sarà ricorribile per Cassazione. Per cui Berlusconi resterà senatore ancora per diversi mesi.

“La pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici, per Silvio Berlusconi, potrebbe ridursi fino a un anno di interdizione, perché le norme alle quali ha fatto riferimento il dispositivo del verdetto prevedono un’interdizione da un anno a un massimo di tre. La misura dunque la rideterminerà la corte di Milano”, ha affermato l’avvocato Filippo Dinacci, che nel processo Mediaset in Cassazione ha difeso Gabriella Galetto, e che difende l’ex premier in altri procedimenti.

Nessun commento alla decisione della Cassazione sul processo Mediaset da parte del procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati, che si è limitato a spiegare che “la pena principale è definitiva ed è eseguibile“.

Se non ci penserà questa sentenza a mettere a repentaglio la tenuta della maggioranza, sarà la prossima sentenza sul processo Ruby. Di certo il governo tira un sospiro di sollievo perché il Senato non dovrà più stabilire se il Cavaliere del Lavoro deve lasciare o meno il suo posto.

È stato stabilito il rinvio a una nuova corte d’Appello per determinare quale sarà la pena accessoria.

La Camera Alta avrebbe dovuto pronunciarsi a settembre, il che rischiava di rallentare il ritmo delle riforme economiche e strutturali in Italia.
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Anche ai domiciliari Berlusconi continuerà a gestire i fili del PdL da dietro le quinte, svolgendo un ruolo di “padre nobile” partito da lui fondato.

Paolo Civati, uno dei ‘dissidenti’ del PD, contrario all’alleanza con il PdL, aveva detto che il suo partito avrebbe dovuto lasciare la maggioranza in caso di condanna. Il centro destra ha assicurato che non ci saranno scossoni e non si andrà a nuove elezioni. Ma i falchi del partito potrebbero provare a scuotere il governo blindato dal Quirinale.

Sarà in tutti i modi un’estate torrida non solo per il leader del PdL, ma anche per il governo, con le divisioni all’interno del PD che potrebbero sfociare in un scontro che rischia di far saltare l’alleanz insolita tra centro destra e centro sinistra alla guida del paese.

In attesa che i giudici della Corte di Cassazione si pronuncino oggi pomeriggio, in casa PdL ieri ha prevalso la linea del silenzio su quella della protesta. Sono stati Berlusconi e i suoi legali a chiedere di mantenere un basso profilo.

Pare che i falchi del centro destra hanno atteso la sentenza fuori da Palazzo Grazioli, dove si trovavano anche il leader del Pdl, la sua compagna Francesca Pasquale, la sua ombra Gianni Letta e i suoi figli Piersilvio e Marina.

Le polemiche per la vicenda giudiziaria arrivano in un momento in cui il governo, visti anche i molti malumori all’interno del centro sinistra per il sostegno silenzioso offerto al nemico di sempre, ha bisogno di tutto fuorché distrazioni.

L’esecutivo di larghe intese deve difatti ancora risolvere diversi nodi impellenti in materie economiche e istituzionali, tra cui l’abbattimento del debito pubblico e la riforma del sistema elettorale.

GLI ALTRI FRONTI GIUDIZIARI DI BERLUSCONI

Dopo che oggi la Cassazione ha confermato in via definitiva la condanna di Silvio Berlusconi a quattro anni di reclusione – di cui tre condonati dall’indulto – per frode fiscale al termine del processo Mediaset, questi sono i fronti giudiziari ancora aperti per Silvio Berlusconi.

LODO MONDADORI

Dopo l’udienza del 27 giugno è attesa la sentenza definitiva della terza sezione civile della Cassazione sul Lodo Mondadori, che fin qui, con la decisione della Corte d’Appello civile di Milano, ha imposto a Fininvest di risarcire la Cir di Carlo De Benedetti con 564 milioni di euro.

Al centro della vicenda c’è la cosiddetta “battaglia di Segrate” per il controllo della Mondadori che, secondo una sentenza penale definitiva, vide soccombere De Benedetti all’inizio degli anni 90 in virtù di una sentenza frutto di corruzione giudiziaria.

Nell’udienza del giugno scorso il procuratore generale della Cassazione nel chiedere la conferma della sentenza della corte d’Appello, ha chiesto la riquantificazione di una limitata parte del danno, che comporterebbe una riduzione del risarcimento per Cir di circa il 15%.

RUBY

Il 24 giugno scorso il Tribunale di Milano ha condannato Berlusconi a sette anni di reclusione per concussione per costrizione e prostituzione minorile al termine del processo di primo grado del cosiddetto caso Ruby, dal nome d’arte di Karima El Marough, la giovane marocchina che i giudici hanno ritenuto avesse avuto rapporti sessuali da minorenne con l’ex premier.

Berlusconi è stato anche interdetto in perpetuo dai pubblici uffici.

Nel processo l’accusa ha sostenuto che Berlusconi avesse avuto rapporti sessuali a pagamento con Ruby quando la giovane marocchina era ancora minorenne, e che la sera del 27 maggio 2010 avesse fatto pressioni illegittime sui funzionari della Questura di Milano, dove la giovane era stata fermata per furto, dicendo che si trattava della nipote dell’allora presidente egiziano Hosni Mubarak e facendola affidare alla allora consigliera regionale Pdl Nicole Minetti (fra i condannati in primo grado nel processo “gemello”).

Berlusconi ha sempre negato entrambe le accuse, e ha definito le serate nella sua villa “cene eleganti” citando diversi testimoni, e ha sempre dichiarato di aver aiutato economicamente Ruby solo per favorire la sua uscita da un momento di difficoltà.

I legali dell’ex premier hanno preannunciato che ricorreranno in appello.

PRESUNTA COMPRAVENDITA SENATORI

E’ attualmente in corso presso il Tribunale di Napoli l’udienza preliminare in cui Berlusconi è imputato di corruzione con l’ex direttore dell’Avanti Valter Lavitola e l’ex senatore Sergio De Gregorio, con l’accusa di aver cercato, nel 2006, di “comprare” senatori dell’allora maggioranza di centrosinistra a cominciare dallo stesso De Gregorio, il quale avrebbe ricevuto – per sua stessa ammissione – circa 3 milioni di euro.

Berlusconi ha sempre respinto le accuse.

TELEFONATA CONSORTE-FASSINO

Il 7 marzo scorso il Tribunale di Milano ha condannato Berlusconi a un anno per concorso in rivelazione di segreto d’ufficio nel processo per l’intercettazione telefonica pubblicata dal quotidiano “Il Giornale” sulla tentata scalata di Unipol a Bnl.

Al centro c’è la famosa telefonata fra l’allora presidente di Unipol Giovanni Consorte e l’allora segretario dei Ds Piero Fassino (“Abbiamo una banca”) che venne pubblicata prima ancora di essere depositata agli atti dell’inchiesta.

Nel giugno 2011 Roberto Raffaelli – amministratore di una società che nell’estate del 2005 effettuò intercettazioni per conto dell’autorità giudiziaria – ha patteggiato una pena a 1 anno e 8 mesi con l’accusa di aver trafugato l’audio della telefonata e averlo messo a disposizione di Berlusconi e del fratello Paolo, editore del “Giornale”.

Berlusconi ha respinto ogni ipotesi d’accusa.

L’inchiesta era stata inviata per competenza territoriale alla procura di Bari da quella di Napoli.

Nell’aprire il fascicolo, la procura partenopea aveva ipotizzato un’estorsione da circa 750.000 euro ai danni dell’ex premier da parte di Tarantini, della moglie e dell’ex direttore dell’Avanti Walter Lavitola per non rivelare dettagli sulla frequentazione di escort nelle dimore di Berlusconi.

Poi però il Riesame di Napoli – disponendo la scarcerazione di Tarantini – aveva ribaltato il quadro, avanzando l’ipotesi di reato su cui sta indagando Bari.