Economia

Bankitalia cede alla Bce vigilanza sulle 15 big del credito

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NEW YORK (WSI) – Chi l’avrebbe mai detto. Anche Banca d’Italia volta pagina e, tra un paio di settimane, finisce in soffitta. Naturalmente non è proprio così, ma certo non sarà più la Banca d’Italia come l’abbiamo conosciuta finora. Il cambiamento, una svolta epocale, è il passaggio di buona parte della vigilanza sugli istituti di credito alla Bce.

Lo prevedono le regole dell’Unione Europea che, inesorabilmente, vengono applicate secondo la tabella di marcia prevista. Ormai da tempo Bankitalia, come tutte le banche centrali dei Paesi europei, ha perso la responsabilità della politica monetaria, non controlla più né la moneta né i cambi. Ora perderà la vigilanza sulle 15 banche maggiori, ma la Bce avrà voce in capitolo anche sulle altre nel nome dell’unicità dell’azione di supervisione.

Funzioni peraltro, quelle di vigilanza, che spesso non hanno funzionato come avrebbero dovuto, lasciando alla magistratura il compito d’intervenire quando la frittata era fatta in scandali come quelli del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi e, più recentemente, del Monte dei Paschi di Siena o della Carige di Genova. Storie passate perché nei prossimi giorni le competenze passeranno alla Bce.

È facile prevedere che ciò riaccenderà polemiche e riflessioni critiche su una macchina organizzativa potente: 58 filiali nei capoluoghi regionali e sparse per l’Italia, oltre 7 mila dipendenti (di cui 606 dirigenti) che costano complessivamente 600 milioni di euro all’anno tra stipendi ed emolumenti vari, un patrimonio immobiliare tra i più consistenti del Paese. Servono davvero? In altri tempi nessuno avrebbe osato porsi il problema. «Valeva la regola che anche solo pensarlo significava commettere peccato mortale», commenta uno dei più brillanti banchieri d’affari.

Chi difende Bankitalia ricorda che un certo ridimensionamento delle spese è già stato avviato e cita le parole del governatore, Ignazio Visco, pronunciate nelle considerazioni finali svolte in occasione dell’assemblea annuale, tenuta nel maggio scorso. «L’integrazione nel contesto europeo non ha determinato e non determinerà una diminuzione delle responsabilità delle autorità nazionali nel campo della politica monetaria e della vigilanza», ha detto Visco, aggiungendo che «la qualità della vigilanza europea dipenderà strettamente dal contributo delle autorità che hanno maturato maggiore esperienza nell’attività di supervisione». In più ha sottolineato che Banca d’Italia «per partecipare in modo incisivo al processo decisionale della vigilanza bancaria europea, estenderà le analisi all’industria bancaria e ai maggiori intermediari degli altri Paesi».

Resta il fatto che il pallino è passato alla Bce, completando la perdita di potere della Banca d’Italia che dopo il Trattato di Maastricht, punto di partenza dell’Unione Europea, ha avviato un percorso opposto a quello avvenuto dal 1926 in poi, quando diventò l’unico istituto in Italia autorizzato all’emissione di banconote e le furono affidati i poteri di vigilanza sulle banche. Compiti poi ampliati con la legge bancaria del 1936. Da quel momento Bankitalia ha assunto un ruolo determinante nelle vicende del potere economico ma anche di quello politico.

E i momenti di vera gloria, alternati ad altri drammatici e meno esaltanti, non sono mancati. Da quando, nel lontano 1947, il governatore Luigi Einaudi chiuse in bellezza la manovra di stabilizzazione della lira stroncando l’inflazione post bellica alle scelte di politica monetaria fatte da Donato Menichella per favorire il miracolo economico degli anni Cinquanta e Sessanta, fino alle grandi manovre di Guido Carli e alle barricate in difesa della lira dagli attacchi della speculazione organizzata, nel 1992, da Carlo Azeglio Ciampi.

La consolazione, per Visco, sono le altre, numerose funzioni che l’istituto centrale continuerà a svolgere: dalla consulenza al governo all’attuazione degli indirizzi europei di politica monetaria, dalla produzione e distribuzione delle banconote al controllo del contante, dalla gestione di piattaforme e infrastrutture tecnologiche per i pagamenti in area euro alla gestione della tesoreria statale, dalla vigilanza sugli scambi finanziari fino all’ufficio studi. Ma, soprattutto, la vigilanza sugli intermediari mobiliari e sulla gestione del risparmio, sulle assicurazioni e sul riciclaggio.

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Il Corriere della Sera – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

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