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Banche, tra fusioni e alleanze fintech. Quali prospettive?

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Banche, tra consolidamento e alleanze innaturali. Quali prospettive?

di John Plassard, Investment Specialist del Gruppo Mirabaud

Il mercato azionario europeo ha sottoperformato per molti anni rispetto a quello degli Stati Uniti. Ci sono diverse ragioni per questo, ma una spicca in particolare: la debole performance dei titoli bancari europei, il settore più grande, in termini di peso, dei mercati del vecchio continente. Si calcola che dall’inizio del 2018, l’indice Euro STOXX Banks sia sceso di quasi il 40% e che dal suo massimo raggiunto nel 2007, abbia perso l’82% del suo valore.

Che gli investitori stiano abbandonando i titoli bancari europei non è un fenomeno nuovo e la pandemia non ha fatto altro che far crescere i dubbi che pendono sul settore.

Il comparto bancario ha chiaramente sofferto a causa della politica, che si tratti degli sviluppi italiani o delle difficoltà dei paesi emergenti come la Turchia, il Brasile o il Messico, che hanno pesato molto sulle banche spagnole e italiane.

Banche, con Draghi riparte il risiko

La nomina di Mario Draghi a Capo del Governo italiano potrebbe però essere una vera svolta per la politica economica dell’Italia. Il suo approccio “meno politico” potrebbe portare a un certo allentamento di alcune regole finanziarie e a un’ondata di consolidamenti per le banche italiane.

Oggi, la maggior parte dei profitti delle banche proviene dai margini di interesse netti, che sono molto sensibili alle variazioni dell’Euribor. La sensibilità dei titoli bancari alle variazioni dei tassi d’interesse in Europa, e in particolare al Bund tedesco, resta quindi molto elevata. È importante ricordare il contesto di rallentamento della crescita e dell’inflazione che ha caratterizzato l’Eurozona nel 2020 a causa della pandemia.
In poche parole, le banche europee avranno difficoltà ad avere buone performance finché i rendimenti sovrani tedeschi scenderanno. Nel frattempo l’ottimismo economico e la propensione al rischio hanno portato recentemente all’impennata dei rendimenti dei titoli di Stato della zona euro. Il Bund tedesco a 10 anni, il punto di riferimento dell’unione monetaria, è tornato ai massimi di cinque mesi e mezzo e questo trend dovrebbe continuare.

Le banche sono entrate nella pandemia con grandi riserve di capitale e liquidità, il che dovrebbe aiutarle a superare (per ora) la crisi del Covid-19. L’EBA ritiene ora che, in media, gli istituti bancari dovrebbero avere abbastanza capitale per assorbire le perdite anche negli scenari più difficili. Mentre gli accantonamenti per il rischio sono triplicati in media l’anno scorso tra le banche statunitensi, sono “solo” raddoppiati in Europa. La BCE ha autorizzato le banche a pagare nuovamente i dividendi a metà dicembre, senza superare il 15% dei loro profitti cumulati per il 2019-2020 e per il 2020 le ha esortate ad essere prudenti durante la pandemia.
Nel rivedere la sua raccomandazione, l’Istituto di Francoforte ha riconosciuto “la ridotta incertezza nelle proiezioni macroeconomiche” presentate il 10 dicembre e che prevedevano un ritorno della crescita del PIL nell’Eurozona nel 2021, dopo un crollo di oltre il 7% nel 2020.

Alcuni sostengono che il settore dovrebbe essere oggetto di acquisti, poiché è uno dei più sottovalutati e allo stesso tempo più sottopesati dai gestori. Tuttavia, considerato che le sfide sono sia cicliche sia strutturali, è improbabile che torneremo ai livelli visti durante l'”età dell’oro” delle banche.

Banche alle prese con la digitalizzazione

Secondo le stime di ATKearney, entro il 2023, da 50 a 85 milioni di europei saranno clienti di banche (e sistemi di pagamento) digitali, circa il 20% della popolazione con più di 14 anni. Questo avrà due implicazioni:

consolidamento: la BCE non vuole più essere vista come un ostacolo al consolidamento bancario europeo, un passo che molti ritengono essenziale per uscire dalla crisi. Andrea Enria, capo della supervisione del settore bancario alla BCE, ha recentemente detto che la crisi del coronavirus potrebbe creare opportunità di M&A per le banche dell’eurozona che sentono la pressione sui loro margini. In breve, l’emergenza sanitaria ha ridotto i margini di profitto.

alleanze “innaturali”: anche se molti analisti pensano che i player fintech saranno in concorrenza diretta con le banche, quello a cui assistiamo oggi, piuttosto, sono delle alleanze. Vale anche la pena notare che, con la crescente digitalizzazione delle banche, molti istituti stanno vedendo un calo significativo del numero di presenze nelle loro filiali fisiche, il che sta portando a grandi riorganizzazioni.

Tra consolidamento e ripresa della redditività

L’effetto importante sui bilanci aziendali dello shock macroeconomico indotto dalla pandemia costringerà le banche ad accelerare il consolidamento, il che potrebbe innescare un miglioramento dei fondamentali. Il consolidamento bancario rimane comunque un desiderio per la zona euro. L’ammontare del “badwill”, o sconto, dovrebbe essere regolato quest’anno per facilitare le fusioni e le acquisizioni.

Ci vorrà del tempo per una ripresa del settore bancario europeo. Data la pressione normativa e l’alto costo del capitale delle attività più rischiose, molte banche hanno dovuto ridurre le dimensioni delle loro attività di mercato, o addirittura fermare quelle che consumavano troppo capitale. Questo è ovviamente un freno per il settore nel lungo termine.

Sapere quando dare un’altra occhiata al settore bancario è abbastanza “semplice”, poiché conosciamo i venti contrari del 2020: cambiamenti normativi, condizioni esterne, crescita economica mediocre, un ambiente di bassi tassi d’interesse e la mancanza di ottimizzazione della struttura dei costi, tutti elementi che sollevano seri interrogativi sul modello di business (e, quindi, la sua redditività).
Oggi, molti di questi fattori stanno cambiando (in meglio), il che tenderebbe a rendere il settore molto più attraente di quanto non fosse solo 9 mesi fa. Le banche europee sono in una situazione migliore e meritano di essere monitorate tatticamente, in ogni caso.