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Banche italiane che strazio: fioccano i sell e arriva anche conto Basilea III

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Per il sistema bancario italiano l’impatto dell’introduzione dei nuovi standard sul capitale di Basilea 3 sara’ di circa 40 miliardi di euro. L’effetto della riforma sulle banche è stato infatti stimato attraverso un articolato studio di impatto quantitativo condotto utilizzando i dati su base consolidata forniti da un ampio campione di banche pari al 65% del totale del sistema italiano.

Per tutti i paesi del G20 l’impatto sarebbe invece di circa 600 miliardi di euro con riferimento ai dati relativi a dicembre 2009, che registrano solo per gli istituti creditizi italiani un fabbisogno di capitale di 47 miliardi di euro.

Il comitato di Basilea sulla vigilanza bancaria ha infatti pubblicato oggi le nuove regole sul capitale e sulla liquidita’ delle banche in linea con le richieste dei leader del G20 e con le indicazioni del Financial stability board. I governatori e i capi della vigilanza dei paesi membri del comitato di Basilea avevano approvato le linee portanti della riforma il 26 luglio e il 12 settembre 2010. I nuovi standard entreranno in vigore con gradualita’ a partire dal 1* gennaio del 2013.

Arriva dunque l’ennesima notizia no sul comparto bancario italiano, a cui si aggiungono oggi anche nuovi giudizi negativi.

Dopo il giudizio negativo di Nomura di ieri, che ha rivisto al ribasso i rating di molti titoli bancari quotati sul Ftse Mib, oggi è il turno di Royal Bank of Scotland, che ha avviato la copertura su Ubi Banca, Monte dei Paschi, Banca Popolare di Milano, con una valutazione “sell”.

La copertura dei titoli Mediobanca e Unicredit è stata avviata con una valutazione “hold”, mentre l’unico “buy” è stato ricevuto da Intesa SanPaolo.

Anche oggi, dunque, i titoli finanziari italiani non hanno grandi motivi per festeggiare: d’altronde l’allarme dei debiti sovrani mette sotto pressione l’intero settore finanziario europeo, che nella sessione odierna si conferma tra quelli più colpiti dagli smobilizzi.

Ma nelle ultime 48 ore i giudizi degli analisti si abbattono sul comparto bancario italiano. Ieri, appunto, è intervenuta Nomura, con l’ennesimogiudizio negativo .

L’istituto ha precisato sì che il comparto bancario italiano è più solido degli altri paesi del sud Europa, ma ha aggiunto anche che gli istituti si trovano costretti a fronteggiare un contesto ostile.

Tra le singole note il giudizio di Unicredit è passato così a ‘neutral’ da ‘buy’ (con un target price fissato a 1,9 da 2,4 euro), quello di Mps è stato abbassato a ‘reduce’ da ‘neutral’ (tp a 0,9 da 1,3 euro), quello di Ubi a ‘neutral’ da ‘buy’ (tp a 7,5 da 11,7 euro) mentre quello di BPM passa a ‘neutral’ da ‘buy’ (tp a 3,2 da 6,5 euro).

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Ecco il comuicato della Banca d’Italia

Il Comitato di Basilea sulla Vigilanza Bancaria ha pubblicato oggi le nuove regole sul capitale e sulla liquidità delle banche (www.bis.org), in linea con le richieste dei Leaders del G20 e con le indicazioni del Financial Stability Board. I Governatori e i Capi della Vigilanza dei paesi membri del Comitato di Basilea avevano approvato le linee portanti della riforma il 26 luglio e il 12 settembre 2010 (si legga il comunicato qui e qui), poi ratificate dai Capi di Stato e di Governo lo scorso novembre al G20 a Seoul.

La nuova regolamentazione persegue il rafforzamento della qualità e della quantità del capitale bancario; il contenimento della leva finanziaria del sistema; l’attenuazione dei possibili effetti prociclici delle regole prudenziali; un più attento controllo del rischio di liquidità. I nuovi standard entreranno in vigore con gradualità a partire dal 1° gennaio del 2013.

Rispetto alla proposta emanata per consultazione nel dicembre del 2009, le nuove regole riducono l’assorbimento patrimoniale a fronte delle attività per imposte anticipate e delle partecipazioni rilevanti in banche e società finanziarie e assicurative. Viene inoltre parzialmente riconosciuto il contributo patrimoniale alla copertura dei rischi a livello consolidato degli interessi di minoranza detenuti in banche e altre società appartenenti al gruppo soggette a regolamentazione equivalente a quella bancaria.

L’effetto della riforma sulle banche è stato stimato attraverso un articolato studio d’impatto quantitativo (Quantitative Impact Study, QIS) condotto con riferimento a dicembre 2009 e utilizzando i dati su base consolidata forniti da un ampio campione di banche; la Banca d’Italia ha partecipato all’indagine coinvolgendo un elevato numero di intermediari, che rappresentano circa il 75 per cento del totale attivo del sistema bancario. I risultati aggregati per le banche dei paesi del G20 e quelle europee sono stati resi noti, rispettivamente, dal Comitato di Basilea (www.bis.org) e dal Comitato europeo dei supervisori bancari (www.c-ebs.org).

Se la riforma fosse stata interamente in vigore a fine 2009, le banche dei paesi del G20 avrebbero mostrato esigenze di capitalizzazione – considerato un obiettivo di common equity del 7 per cento (pari a un requisito minimo del 4,5 per cento e a un capital conservation buffer del 2,5 per cento) – per circa 600 miliardi di euro.

I gruppi bancari italiani avrebbero registrato un fabbisogno di capitale di qualità primaria per raggiungere il livello del 7 per cento pari a 47 miliardi di euro. La medesima simulazione condotta sui dati riferiti a giugno del 2010 che tiene conto del rafforzamento patrimoniale già realizzato da alcuni gruppi bancari – mostra una contrazione del complessivo fabbisogno a 40 miliardi di euro; la stima non incorpora alcuna previsione circa il contributo che i redditi futuri potranno fornire al rafforzamento patrimoniale né tiene conto delle strategie aziendali che le banche potranno adottare per adeguarsi alla nuova regolamentazione. Tali esigenze di capitalizzazione si confrontano con una capacità di produzione di reddito che, negli ultimi tre anni, è stata in media pari a 14,5 miliardi di euro all’anno per il complesso delle banche italiane coinvolte nel QIS.

Ulteriori dati e informazioni relativamente al campione degli intermediari italiani che hanno partecipato al QIS saranno resi noti dalla Banca d’Italia nelle prossime settimane. Prima del recepimento a livello nazionale, le nuove egole formeranno oggetto del processo di revisione legislativa da parte elle istituzioni europee.

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Ed ecco la NOTA DI APPROFONDIMENTO di Banca d’Italia al comunicato stampa Basilea III – Nuove regole sul capitale e sulla liquidità delle banche.

1. Caratteristiche principali della riforma

a) Le nuove regole sul capitale

Le nuove regole prevedono: una ricomposizione del capitale delle banche a avore di azioni ordinarie e riserve di utili (common equity); l’adozione di riteri più stringenti per la computabilità di altri strumenti di capitale; una aggiore armonizzazione a livello internazionale degli elementi da dedurre. ono stati inoltre aumentati i requisiti relativi a esposizioni particolarmente ischiose (ad esempio le cartolarizzazioni e l’operatività in strumenti erivati).

Le principali modifiche rispetto a quanto contenuto nel documento di onsultazione pubblicato nel mese di dicembre 2009 riguardano il trattamento elle attività per imposte anticipate, delle partecipazioni azionarie ignificative in società bancarie, finanziarie e assicurative, dei diritti elativi al pagamento dei mutui ipotecari (mortgage services rights) e degli nteressi di minoranza. In particolare:

o le attività per imposte anticipate, le partecipazioni azionarie rilevanti in società bancarie, finanziarie e assicurative e i mortgage services rights saranno dedotti dal common equity soltanto per la parte eccedente, per ciascuno dei tre aggregati, il 10% dello stesso; verranno inoltre dedotti solo gli importi relativi alle suddette tre tipologie di esposizioni che, in aggregato, supereranno il 15% del common equity al netto di tutte le deduzioni. Agli importi non dedotti si applicherà una ponderazione di rischio pari al 250%;

o gli interessi di minoranza saranno inclusi nel patrimonio di vigilanza consolidato nella misura in cui contribuiscono alla copertura del requisito minimo e del buffer di conservazione del capitale a livello consolidato di banche e altre società appartenenti al gruppo soggette a regolamentazione equivalente a quella bancaria.

A regime, le banche dovranno avere risorse patrimoniali non inferiori ai seguenti livelli (cfr. anche la tavola in calce):

– patrimonio di qualità primaria (common equity): 4,5% delle attività ponderate per il rischio.

– patrimonio di base (tier 1): 6% delle attività ponderate per il rischio.

– patrimonio totale (total capital): 8% delle attività ponderate per il rischio.

Le banche dovranno dotarsi di risorse patrimoniali di qualità primaria in eccesso ai minimi (buffer per la conservazione del capitale) per un importo pari al 2,5% delle attività ponderate per il rischio, se non vorranno incorrere in misure di vigilanza (ad esempio vincoli alla distribuzione di utili o al pagamento di bonus ai dipendenti). Nei periodi di espansione eccessiva del credito complessivamente erogato all’economia, alle banche potrà essere richiesto un ulteriore buffer fino al 2,5%.

I nuovi standard saranno introdotti con gradualità:

– a partire dal 2013 i nuovi requisiti minimi riferiti al common equity e al tier 1 saranno pari, rispettivamente, al 3,5% e al 4,5% delle attività ponderate per il rischio e verranno progressivamente aumentati fino a raggiungere i nuovi livelli richiesti nel 2015. Analogamente, le nuove deduzioni dal capitale verranno interamente applicate a partire dal 2018;

– il buffer per la conservazione del capitale verrà introdotto a partire dal 2016 e la transizione al nuovo regime verrà completata nel 2019;

– gli strumenti di capitale già emessi e computabili secondo le regole vigenti resteranno interamente computabili fino al 2013; successivamente, l’importo riconosciuto a fini prudenziali sarà ridotto del 10% ogni anno.

b) L’indicatore di leva finanziaria (leverage ratio)

L’introduzione di una misura massima di leva finanziaria (leverage ratio) mira a vincolare l’espansione delle esposizioni complessive alla disponibilità di un’adeguata base patrimoniale e a contenere, nelle fasi espansive del ciclo economico, il livello di indebitamento nel bilancio delle banche. Gli intermediari dovranno detenere un ammontare di tier 1 in rapporto all’attivo non ponderato per il rischio pari almeno al 3%.

Anche tale misura sarà introdotta con gradualità. Nei primi anni il leverage ratio rappresenterà una misura di secondo pilastro; eventuali aggiustamenti alla definizione e alla calibrazione dello strumento saranno considerati prima della sua applicazione come regola di primo pilastro nel 2018. Le banche dovranno dare adeguata informativa al mercato sulla misura dell’indicatore a partire dal 2015.

c) Gli standard sul rischio di liquidità

È prevista l’introduzione di due regole quantitative sulla liquidità. La prima (liquidity coverage ratio) prevede che le banche mantengano risorse liquide e di elevata qualità che consentano di fronteggiare significative situazioni di stress della durata di 30 giorni. La seconda (net stable funding ratio) mira a evitare squilibri strutturali nella composizione di passività e attività di bilancio lungo un orizzonte temporale di un anno.

Analogamente alle misure sul capitale, l’entrata in vigore dei requisiti sul rischio di liquidità sarà graduale: dopo una fase di osservazione iniziale l’indicatore di breve termine entrerà in vigore nel 2015, quello strutturale nel 2018.

2. L’impatto sulle banche

L’effetto della riforma sulle banche è stato stimato attraverso un articolato studio d’impatto quantitativo (Quantitative Impact Study, QIS) condotto con riferimento a dicembre 2009 e utilizzando i dati su base consolidata forniti da un ampio campione di banche. La Banca d’Italia ha partecipato all’indagine coinvolgendo un elevato numero di intermediari, che rappresentano circa il 75 per cento del totale attivo del sistema bancario.

Con riferimento alle nuove regole sull’adeguatezza patrimoniale, i dati a livello internazionale mostrano che, se la riforma fosse stata interamente in vigore a fine 2009, le banche dei paesi del G20 avrebbero mostrato esigenze di capitalizzazione – considerato un obiettivo di common equity del 7 per cento, pari a un requisito minimo del 4,5 per cento e a un capital conservation buffer del 2,5 per cento – pari a circa 600 miliardi di euro.

I gruppi bancari italiani avrebbero registrato un fabbisogno di capitale di qualità primaria per raggiungere il livello del 7 per cento pari a 47 miliardi di euro. La medesima simulazione condotta sui dati riferiti a giugno del 2010 – che tiene conto del rafforzamento patrimoniale già realizzato da alcuni gruppi bancari – mostra una contrazione del complessivo fabbisogno a 40 miliardi di euro. Tali esigenze di capitalizzazione si confrontano con una capacità di produzione di reddito che, negli ultimi tre anni, è stata in media pari a 14,5 miliardi di euro all’anno per il complesso delle banche italiane coinvolte nel QIS.

Le stime non incorporano alcuna previsione circa i redditi futuri né il minore impatto delle nuove deduzioni che risulterebbe dal rafforzamento patrimoniale in corso1; esse inoltre non tengono conto delle strategie aziendali che le banche potranno adottare per adeguarsi alla nuova regolamentazione, quali ad esempio la modifica delle caratteristiche di alcuni strumenti, quali le azioni privilegiate e di risparmio, o il trasferimento a riserva dei relativi sovrapprezzi.

L’impatto della riforma dipende in misura prevalente dalla deduzione delle attività per imposte anticipate e delle partecipazioni finanziarie e assicurative, nonché dal computo solo parziale del patrimonio di pertinenza di terzi. In particolare, la deduzione delle attività per imposte anticipate pesa per circa 16 miliardi di euro. L’impatto del nuovo trattamento prudenziale dei rischi di controparte e di mercato è invece nel complesso limitato, per effetto della contenuta attività nel comparto della finanza e del peso non elevato degli investimenti in strumenti complessi. Analogamente, anche l’introduzione del leverage ratio avrebbe effetti relativamente limitati, soprattutto alla luce del rafforzamento patrimoniale che dovrà essere attuato nei prossimi anni.